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Di Natale-Montella, sulle ali dell’entusiasmo

La sfida dei sentimenti tra due amici veri

Redazione VN

Una telefonata forse ha cambiato la vita di Totò Di Natale. Dicembre 1990, Vincenzo Montella, appena diciassette anni ma già ribattezzato «l'omino», contatta il presidente Corsi e gli dice: «Dobbiamo andare a mangiare una pizza con Totò, dobbiamo fargli sentire il calore della famiglia altrimenti scappa di nuovo e stavolta non torna più». Di Natale era appena arrivato a Empoli da Castello di Cisterna. La stessa strada percorsa tre anni prima da Montella. Totò aveva stregato l'allora direttore generale degli azzurri Lucchesi presentandosi al provino con questa battuta: «Segno tre reti e me ne vado». E così aveva fatto. Tre palloni dentro e via la maglietta. Lucchesi lo aveva acquistato, tredicenne, e consegnato a una famiglia di Empoli e lui, per ben due volte, aveva preso di nascosto il treno ed era tornato a casa. La nostalgia gli mangiava il cuore. La telefonata dell'aeroplanino risolse il problema. Pizza e allegria. Di Natale andò a vivere nella stessa famiglia che ospitava Montella iniziando un'avventura che lo ha portato a essere uno degli attaccanti più importanti del calcio italiano.

Il vivaio giusto La storia di Vincenzo e Totò parte da questo angolo della Toscana dove i talenti diventano giocatori. L'ultimo fiore sbocciato è Saponara appena ceduto al Milan. I dirigenti azzurri lo presentano così: «Un misto di Kakà e Gerrard». Bel colpo Galliani. Montella arriva in Toscana e da ragazzo-adulto reagisce a un doppio colpo del destino: prima la frattura del perone poi un'infezione virale al cuore. Una miocardite che lo tiene fermo un anno. Molti gli consigliano di chiudere con il pallone ma il presidente Corsi un pomeriggio lo fa salire in macchina e lo porta a Roma da un luminare in materia, il professor Zeppelli (destinato poi a essere per tanti anni il responsabile dello staff medico della Nazionale). «Professore, questo ragazzo ha due strade davanti: se non guarisce andrà a fare l'impiegato al comune di Pomigliano d'Arco ma se riuscirà a tornare in campo arriverà presto in Nazionale». Vincenzo guarisce e qualche anno dopo lui, Corsi e Zeppilli ricorderanno questo episodio al centro tecnico di Coverciano. Durante un raduno azzurro.

Profili Montella è un «omino» anche in campo. Ha una personalità esplosiva. In allenamento sfida i «senatori» a suon di tunnel. E stiamo parlando di Spalletti e Baldini, leader nati e ora alla guida dello Zenit. Li dribbla e li guarda sorridendo. Da ragazzino segna anche il gol più bello della sua carriera: «Una rovesciata alla Parola contro la Juve Stabia». Si alzarono tutti in piedi ad applaudire. Nel '96 fu ceduto alla Samp per 8 miliardi e mezzo. Ma Empoli è ancora nel suo cuore. Quasi tutti i giovedì, chiuso l'allenamento con la Fiorentina, brucia in un lampo i trenta chilometri necessari per arrivare nella sua vecchia famiglia. Un caffè al bar Cristallo e poi la sfida con alcuni ex dell'Empoli nel campo di calcetto del centro sportivo. «Segna pochi gol perché non gli passano il pallone» raccontano i suoi amici. E giù risate. Totò invece ha appena finito di costruire la villetta dove andrà a vivere a fine carriera a Ponzano, periferia di Empoli. Lui ha faticato di più a sfondare. «In allenamento spaccava le reti poi, in partita non toccava palla. Sconfitto dalla timidezza» ricordano i tecnici toscani. Per questo inizia un percorso ai margini del calcio che conta. Sempre in prestito, però. E, alla fine, Totò esplode, conquistando anche la convocazione in Nazionale del Trap. L'Empoli aspetta l'offerta-bomba dai top-club. Invece si fa avanti solo l'Udinese che piazza un colpo fantastico acquistandolo per «appena» cinque milioni e duecento mila euro. «Sono pronto a scommettere — spiega Corsi — che Di Natale giocherà fino a 40 anni diventando l'Altafini italiano». Chissà.

Intanto domani Vincenzo e Totò si ritroveranno al Friuli da rivali. Uno in campo e uno in panchina. Montella ha studiato una gabbia per non farsi fregare dall'amico. «Magari non tocca palla per 30' e poi ti inventa una magia e ti fa secco». L'altro magari penserà per un attimo alle tre trattative nate e tramontate per il suo passaggio alla Fiorentina. Magari tra un paio d'anni Totò e Vincenzo, da Castello di Cisterna, si ritroveranno il giovedì sera al centro sportivo dell'Empoli. Occasione per stabilire una volta per tutte chi è il bomber più forte.

La Gazzetta dello Sport