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DDV in aula: “Dov’è finito un audio?”

Si dice che il tempo cancelli le ferite. Ma se nel tempo affiorano fatti che, come il sale, quelle ferite le fanno bruciare aumentando la sensazione di ingiustizia, allora ecco …

Redazione VN

Si dice che il tempo cancelli le ferite. Ma se nel tempo affiorano fatti che, come il sale, quelle ferite le fanno bruciare aumentando la sensazione di ingiustizia, allora ecco che dimenticare è impossibile. Nella dichiarazione spontanea di Diego Della Valle, ieri, nell’aula di Calciopoli, si è capito che quelle ferite non si rimargineranno mai: «Aver letto che intercettazioni molto imbarazzanti e pesanti in cui molti chiedono tanto sono state messe da parte... mi sento addirittura ingenuo quando rileggo quel passaggio in cui dissi a Bergamo, se potevo chiamarlo..».

DDV riavvolge il nastro lungo sette anni e alla mente riaffiora la battaglia delle intercettazioni combattuta dalle difese nell’aula napoletana. Ne hanno fatte uscire a centinaia, di nuove, ritenute irrilevanti in fase di indagine e, invece, perlomeno imbarazzanti. Se non compromettenti, come nel caso di quelle interiste che il pm del calcio Palazzi, successivamente, riterrà passibili di illecito sportivo, poi cancellato dalla prescrizione. Della Valle, si è soffermato sul clima di quella rovente estate del 2006: «Abbiamo subito un processo sportivo offensivo per la velocità e l’impossibilità di argomentare», poi il salto nell’aula penale: «A Napoli ci viene detto che la Fiorentina, che aveva una posizione di forte contrasto con l’estabilishment del calcio, aveva chinato la testa...».E da qui, racconta Della Valle, partono due film, il primo di un club preoccupato per ciò che accadeva in campo, al punto che la Fiorentina grida il suo disagio sui giornali, il secondo con un copione politico. «Mazzini, vicepresidente Figc, uomo in gamba — racconta DDV — ci disse che noi eravamo un club un po’ snob e di lavorare insieme. Noi eravamo considerati lontani dal sistema, evidentemente. Da qui si creerà il contatto con il designatore Bergamo». L’appuntamento in un ristorante pieno di gente a Villa La Massa, rapppresenta l’architrave delle accuse alla Fiorentina. E’ lì, secondo i pm, che si consumò il patto con il sistema calcio deviato per salvare i viola: «E così non è stato. Leggo poi che quell’incontro venne considerato come la mamma di tutti gli incontri. Non c’era però l’intercettazione , c’era tutto il resto, il pedinamento e altro, ma non l’intercettazione della madre di tutti gli incontri, dell’incontro cardine. Forse perché era irrilevante. Qual è la verità?».

Quel carabiniere, parlò al nostro giornale, garantendosi l’anonimato, in un’intervista pubblicata il 23 dicembre 2011, raccontando che il pranzo dei Della Valle con Bergamo e Mazzini fu filmato e registrato, che le ‘voci’ di quell’incontro c’erano: «Però queste voci non sono mai uscite e io so che invece l’hanno sentite... Magari pensi che Della Valle abbia detto a Mazzini: ‘Dai, fammi vincere, mandami quest’arbitro’, che sarebbe stata una cosa penalmente rilevante. Invece, no. Si è data rilevanza a Diego e Andrea Della Valle che scendono dal furgoncino e che si sono incontrati con Bergamo, ma non hanno fatto sentire l’audio. Da quel giorno non si è saputo più nulla di questa cosa..».

Paolo Franci - La Nazione