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Da Agnelli a Zeffirelli, l’alfabeto del livore

Nell’alfabeto dell’astio non manca nessuna lettera, anche se alcune ricorrono di più: Brady, Baggio, Berbatov, ma pure Agnelli e Zeffirelli, veramente un livore dall’a alla zeta. Tra Fiorentina e Juventus …

Redazione VN

Nell'alfabeto dell'astio non manca nessuna lettera, anche se alcune ricorrono di più: Brady, Baggio, Berbatov, ma pure Agnelli e Zeffirelli, veramente un livore dall'a alla zeta. Tra Fiorentina e Juventus esiste persino l'anniversario dell'odio sportivo, che guarda caso si celebra proprio in questo tumultuoso 2012.

Era il 16 maggio 1982, la Juve vince a Catanzaro con quel famoso rigore di Brady, alla Fiorentina viene annullato a Cagliari un gol di Ciccio Graziani, lo scudetto va a Torino, il ventesimo della serie, quello della doppia stella sulla maglia. Trent'anni dopo, è come se fosse passato un minuto.

Furore e sarcasmo, liti da mercato e da stadio, si può dire che viola e bianconeri non si siano fatti mancare nulla in questi decenni, compresi gli scontri in strada quando Roberto Baggio passò alla Juve dopo avere perso una Coppa Uefa, indovinate contro chi. Era il 1990. Il 6 aprile di un anno dopo, al "Franchi", il codino rifiuta di tirare un rigore contro la sua ex squadra e alla fine lascia il campo raccogliendo una sciarpa viola, dopo essere stato fischiato per tutta la partita (il rigore lo sbaglia De Agostini, la Juve perde 1-0). Ma sei anni prima, la domenica seguente la strage dell'Heysel, la curva Fiesole aveva esposto un terribile striscione: "Trentanove gobbi in meno".

Oltre la rivalità, assai più in là del campanile o del palio, Fiorentina e Juve si detestano da sempre. «Ho visto Boniperti mangiare le noccioline in tribuna, sembrava un mafioso», disse una volta Zeffirelli. I giocatori che passano da Torino a Firenze (non pochi, da Gentile a Felipe Melo, da Torricelli a Di Livio) devono sottoporsi alla cerimonia di "degobbizzazione": ricevono una tessera degli ultras e una copia di Hurrà Juventus, storica rivista del club, perché ne facciano l'uso che credono.

E se la storia conserva i suoi tizzoni sotto la cenere, la cronaca fa divampare altri falò: è recente la vicenda del bulgaro Berbatov, che i dirigenti juventini hanno tentato di scippare ai viola nientemeno che all'aeroporto, mentre il centravanti stava facendo scalo verso Firenze. Effetto collaterale: addio Jovetic alla Juve, ammesso che l'operazione fosse mai stata possibile. "Arroganti senza etica", il commento della Fiorentina.

E la tentata beffa ancora brucia, se Diego Della Valle mescola e confonde tifo, imprenditoria e antipatia quando attacca gli Agnelli («Dovrebbero tornare a fare quello che gli riesce meglio: sciare, veleggiare, giocare a golf»), senza risparmiare John Elkann («Un ragazzo inesperto ») e Marchionne, al quale della Juventus non potrebbe importare meno.

Eppure non è solo una storia trucida, non è solo superlavoro per le questure. Negli archivi si rintracciano spiritosaggini capaci di strappare ancora il sorriso, come quello striscione viola che se la prendeva con il povero difensore Iuliano ("Sei più brutto della Multipla"), oppure quell'altro dopo Calciopoli: "Moggi, da te un me l'aspettavo". La tradizionale ironia dei toscanacci, espressa pure da quell'antico coro da stadio: "Se la Juve è magica/ Cicciolina è vergine".

Invece gli juventini hanno preferito scherzare pochissimo, rispondendo però con sonore sventole nella porta viola: come il meraviglioso gol di Del Piero nel 1994, quel colpo d'esterno al volo, a tutt'oggi forse il più bello della sua carriera. Oppure il 5-0 dell'ultima sfida a Firenze, più che una vittoria un esercizio di pura ferocia. Quella volta, molti tifosi della Fiorentina si erano presentati allo stadio con il parrucchino, una citazione dedicata a Conte, anche se alla fine le mani nei capelli se le sono messe.

Maurizio Crosetti - La Repubblica