stampa

Cuadrado e il jet leg inesistente

Altro che jet lag. Se l’effetto della doppia trasvolata è questo, allora Cuadrado mandiamolo sempre in trasferta perché per ampi tratti della gara è stato lui la Fiorentina a Verona. …

Redazione VN

Altro che jet lag. Se l’effetto della doppia trasvolata è questo, allora Cuadrado mandiamolo sempre in trasferta perché per ampi tratti della gara è stato lui la Fiorentina a Verona. L’esterno viola con la maglia della Colombia aveva fatto vedere di essere in condizione, giocando molto bene il primo tempo (poi sostituito) della gara che la sua nazionale aveva vinto contro il Camerun. E ieri a Verona è stato il più vivace dei suoi. Tanti palloni giocati alcuni anche con caparbietà, magari eccedendo in qualche possesso di troppo. Ma sempre con l’idea di costruire qualcosa di importante per i compagni, cercando spesso il traversone, teso sul primo palo, per Toni.

Proprio da una situazione del genere è nato il pallone che Lucagol ha girato alla perfezione, ma sul palo alla sinistra di un Sorrentino ormai battuto. Poteva essere quella la strada per abbattere la diga che i soldatini di Corini avevano tirato su, con acume tattico e anche una certa dose di ruvida grinta. Ma le intenzioni sono rimaste sulla carta, nonostante la buona vena del nostro. Dai suoi piedi nascono sempre le azioni più pericolose e anche le intuizioni vincenti. Non per niente si è fatto vedere spesso dalle parti del portiere avversario. Due sventole che avrebbero meritato ben altra fortuna. E, soprattutto, avrebbero fatto la fortuna della Fiorentina che al ‘Bentegodi’ è stata pressata ben oltre la propria metàcampo, non riuscendo a venire fuori per le vie centrali, scegliendo così di sfruttare al massimo la corsia di destra, presidiata e percorsa lungo la sua verticale dall’ex leccese.

Insistere sarebbe stata una scelta obbligata se ben prima del cambio, arrivato a una decina di minuti (recupero compreso) dal fischio finale, Cuadrado non avesse iniziato a fare i conti con i crampi. Inevitabili segnali che i muscoli, pur elastici dell’esterno, erano arrivati al capolinea. Non sarebbe mai voluto uscire, perché aveva capito che insistere da quella parte avrebbe alla fine portato a qualcosa di concreto. Peccato. Resta la certezza che la fascia destra viola ha trovato un interprete di primo piano. E piano — appunto — con i paragoni importanti, perchè il ragazzo ha i numeri anche se ha l’11 sulle spalle.

Giampaolo Marchini - La Nazione