Fine del silenzio, pausa durata 6 mesi. L'ultimo virgolettato è nel saluto aperto al tifo viola: «Criticate gli ultimi deludenti risultati ma credete nella proprietà, riaprirà un ciclo vincente». Pantaleo Corvino, la sua lettera è del 16 maggio, poi più nulla. Ma la previsione era giusta: la Fiorentina va.
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Corvino: “Io, la Fiorentina, Prandelli e l’addio”
L’ex DS: “Borja e Roncaglia li bloccati io” E su Prandelli.. (COMMENTA)
«Per proprietà e tifosi sono sinceramente felice. Sono arrivati tanti nuovi giocatori, molti anche importanti. Ma sono contento che anche «vecchi» come Jovetic, Ljiaic, Cassani, Olivera, Romulo, Pasqual, Seferovic, stiano dando un contributo importante. E che altri, arrivati negli ultimi mercati, come Behrami, Cerci e Nastasic lo abbiano dato, in maniera sostanziale, a livello economico (le loro cessioni hanno portato 35 milioni, ndr). Sono stato contento nel vedere la coerenza dei procuratori di Hegazy, Borja Valero, Roncaglia ed El Hamdaoui nel mantenere gli accordi di massima di gennaio. Come è stata una bella soddisfazione lasciare solo 15 calciatori della prima squadra, un bel vantaggio per chi si doveva concentrare, nell'iniziare un nuovo ciclo, sugli acquisti. E che gioia il settore giovanile, ora tra i più importanti d'Italia: lo si vede nella Primavera che primeggia in campionato con tutti ragazzi arrivati negli anni precedenti».
Berbatov poteva essere il valore aggiunto. È un giocatore che conosce benissimo.
«Lo presi a Lecce quando aveva 19 anni, al Kalpiski di Sofia trovammo l'accordo. Dopo 2 giorni di visite a Brescia chiese di tutto e di più: l'affare saltò. Su storie così ogni d.s. potrebbe scrivere libri. Un'anticipazione? Vidal con il suo procuratore Felicevich venne a casa mia in via Guerrazzi a Firenze, tre anni fa alle 8 del mattino, per l'accordo. Perché saltò lo troverete nel libro».
Fiorentina-Udinese 3-2 con la squadra vicina all'Europa fu l'ultima gara che seguì prima che la morte di sua madre la portassero lontano. Cosa successe in quei giorni?
«Una gran fatica, cercare di fare iniziare un altro ciclo con 10 calciatori a scadenza e altri che avevano deciso di non restare. Così come avere una parte del contorno che si era stancato di me e io di loro. Sette anni sono stati tanti, ma prendere atto che tutto era finito con la stima reciproca della proprietà e dei tifosi è stato bellissimo. Mai un coro o uno striscione contro. Hanno capito che anche quando ho sbagliato era fatto con passione».
Quando tornerà in pista?
«Dopo 25 anni senza sosta dalla terza categoria alla Champions tirare il fiato non fa male. Da fuori vedo un calcio più povero di valori e strutture. Senza obblighi d'investimento nei giovani. E poi la fatica a fare riforme che riguardino la giustizia sportiva, le Leghe e gli extracomunitari».
La sorpresa del campionato?
«Montella».
Capitolo allenatori. Dice di considerarli le Ferrari del nostro calcio, ma un paio di loro, come Zeman e Prandelli, possono dire di aver avuto un rapporto controverso con lei.
«Nel 2004 portai Zeman a Lecce in A dopo che era retrocesso in C1 con l'Avellino e dopo una serie di esoneri. Il suo 4-3-3 nella fase offensiva dovrebbe essere riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Era l'interpretazione del personaggio che non condividevo, e lui se ne risentiva. Per Prandelli feci una cosa che mi fa ancora male: chiamare Guidolin e dirgli che non sarebbe più venuto. Ma non rinnego niente. Certo uno è più credibile se va via da vincitore. Sarebbe stato giusto non lamentarsi dicendo cose poco simpatiche verso quanto era stato fatto. Poteva evitarsele. Anch'io avrei potuto dire che la Fiorentina cedette potenzialità come Kuzmanovic, Balzaretti, Pazzini, Maggio, Osvaldo, Almiron, Storari: bastava che avessero avuto un po' più della sua fiducia. Basterebbe ricordare che a metà del quinto anno insieme eravamo in lotta per i quarti di Champions col Bayern, in semifinale di Coppa Italia e in corsa per i primi posti in campionato. Il nostro conto è di gran lunga in attivo. Ma lui è talmente bravo in tutto che oggi meritatamente è il c.t. della Nazionale, però sono certo che se avesse scelto la carriera ecclesiastica sarebbe diventato come minimo cardinale...».
Alessandra Gozzini - La Gazzetta dello Sport
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