Doppia «S», Sarri e Sousa. Stesso numero di lettere del cognome, uguale ossessione per la tecnologia applicata al calcio. Droni e gps per monitorare la linea difensiva, per controllare i movimenti dei giocatori e per avere dati sulla corsa e sulle energie dei singoli. Tante analogie tra gli allenatori che domenica si sfideranno allo stadio San Paolo, non ultima l’etichetta (non così formale) di profeti del calcio. Sarri è più maniacale, Sousa imposta le sue gare sulle debolezze degli avversari.
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Corriere Mezzogiorno: Sarri e Sousa gemelli diversi
I due allenatori messi a confronto dal quotidiano partenopeo.
Piuttosto è la sfida tra due autentici personaggi del calcio, così uguali e così diversi. Antidivo, l’ex bancario di Figline Valdarno; divo il portoghese connazionale di Mourinho e pupillo, come calciatore, di Marcello Lippi che lo allenava alla Juventus. Paulo è a suo agio sotto i riflettori, pronto a sorridere, a posare per un selfie. Mai, anche dopo le partite più tirate, un capello fuori posto o il colletto della camicia piegato. Parla cinque lingue, ha un aplomb europeo e soprattutto sempre una parola buona per tutti. Non si scompone, ostenta serenità e grande autocontrollo. E’ l’allenatore del momento e lo stile è quello di uno che neanche si accorge di essere sotto i riflettori. Sa di essere un uomo elegante e anche bello, ma prova con insistenza a porsi in maniera semplice. Forse è questa la caratteristica che più colpisce dell’uomo Sousa. Leone di segno zodiacale, quarantacinque anni, sposato con l’attrice portoghese Cristina Mohler, che non è diventata lady Fiorentina. Ha due figli da un precedente matrimonio.
Maurizio è invece l’uomo duro e puro. Il tradizionale, con una famiglia tradizionale. Quello che non si affanna a piacere per forza. Non vuole omologarsi ai clichè del calcio moderno. E crede che l’immagine sia qualcosa che con il pallone non abbia alcuna assonanza. Un giorno disse: «Perchè indosso la tuta? E mica faccio l’avvocato?». Lui nel calcio che conta è arrivato tardi, ma aver mangiato polvere nei campi delle serie minori è una nota di merito. Tuta e sigarette. Lavoro, sudore e fatica. Davanti alle telecamere non indugia a sorrisi forzati, ma sfodera una innata autoironia che lo rende simpatico e gradevole da ascoltare. Diversi, dunque. Anche sotto il profilo tattico. Sarri non è più, o forse non lo è mai stato, mister trentatrè moduli. Il suo è un calcio offensivo ma di grande equilibrio. E’ una geometria perfetta che non ammette palloni lanciati a caso.
Sousa è il trasformista, l’allenatore che nel corso di una sola partita può anche cambiare la disposizione tattica più volte. Si adatta molto agli avversari e prova a sorprendere e mosse dell’allenatore avversario. Metodologie diverse ma entrambe funzionanti. Come il turnover. L’azzurro dà fiducia quasi sempre agli stessi giocatori. Un blocco fisso di titolarissimi, almeno nelle gare di campionato.
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
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