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Strama-Montella, amici contro

Il premier Matteo Renzi li chiamò «i rottamatori del calcio», perché in piena era Guardiola, Montella e Stramaccioni rappresentavano il nuovo del calcio italiano. Entrambi cresciuti in giallorosso, tremendamente ambiziosi …

Redazione VN

Il premier Matteo Renzi li chiamò «i rottamatori del calcio», perché in piena era Guardiola, Montella e Stramaccioni rappresentavano il nuovo del calcio italiano. Entrambi cresciuti in giallorosso, tremendamente ambiziosi e innovativi tanto da inventarsi metodologie di lavoro rivoluzionarie, i due amici per la pelle domani si sfideranno per la terza volta in carriera, con in palio punti pesanti per scalare la classifica.

Le altre due volte sono state scintille: Strama, che ieri è diventato babbo di Giulio, proprio contro l’Aeroplanino si prese la sua prima vittoria in serie A (Inter-Fiorentina 3-2 del settembre 2012), Vincenzo in compenso si rifece con gli interessi al ritorno: 4-1 con tanto di partita spettacolo sottolineata dal coro della Fiesole («Il pallone è quello giallo») diventato il canto simbolo della Fiorentina Olé. Il resto sono state prese in giro affettuose, prima fra tutte la gag della cravatta: «Ammazza come ti vesti male, manco il nodo alla cravatta riesci a farti», gli disse Montella prima del match di San Siro di un paio d’anni fa. «Vero — ammise Stramaccioni — mi ha sistemato la cravatta come fa sempre, ma io gli rispondo che ha molti più soldi di me e quindi un vestiario più adeguato».

Tra l’ironia napoletana di Montella e le imitazioni in romanesco (mitica quella di Cassano che fece migliaia di click su YouTube) di Strama, il feeling nacque spontaneo tra i campi di Trigoria, mentre il viola allenava i Giovanissimi e il bianconero gli Allievi giallorossi. Mentore di entrambi è stato Bruno Conti che già allora stravedeva per entrambi: «Poca lavagna e molto divertimento sul campo — ha raccontato spesso l’ex ala romanista — stesso sviluppo del lavoro, stesso rapporto con i ragazzi». L’amicizia tra Montella e Strama per altro è sempre andata di pari passo con la stima professionale. A ogni riunione tecnica tra allenatori e preparatori di Trigoria, loro due erano sempre i primi a prender la parola e proporre qualcosa di nuovo: dagli allenamenti divertenti e stimolanti per i ragazzi, alle metodologie innovative per la preparazione fisica.

Che fossero due predestinati insomma si era capito già agli albori della loro carriera. E questo nonostante la profonda differenza del loro cammino da calciatori (Stramaccioni fu costretto a smettere a neppure vent’anni): amanti del calcio offensivo e influenzati dalla Roma allenata da Spalletti, Vincenzo e Andrea ogni tanto si concedono qualche serata privata, come quando (era il 2010) partirono insieme da Roma per andarsi a vedere al Meazza il Barcellona di Guardiola sfidare l’Inter di Mou. Da quella serata nacque certamente la storia nerazzurra di Stramaccioni (Moratti gli consegnò la squadra Primavera e poi qualche mese dopo la prima squadra) e magari anche la voglia di tiki-taka dell’Aeroplanino. La Roma, i ragazzini, le cravatte, San Siro e il pallone giallo: Strama e Montella stanno per scrivere un altro pezzo della loro storia.

Corriere Fiorentino