Il «regalo» della nipotina (quasi due anni) lo ha avuto in anticipo: «Febbre e dolori ovunque. Ha contagiato tutti, ma le si perdona ogni cosa». Stasera la vera festa: Pierluigi Collina spegnerà 55 candeline nella nuova casa di Forte dei Marmi. Una tregua lunga un fine settimana, prima di rituffarsi nei mille impegni che riempiono le giornate del designatore Uefa. Anche perché Champions ed Europa League stanno per ripartire. È tempo di regole. Quelle da cambiare, da riformare e sperimentare. Tanti spunti interessanti che arrivano dalla persona che ancora oggi nel mondo è sinonimo di arbitro. Piccola curiosità: lo scorso dicembre a Dubai, durante il Globe Soccer, Collina si è fermato 5 minuti nella hall dell’albergo insieme con Nicola Rizzoli. Almeno 10 persone di varie nazionalità si sono avvicinate per chiedergli una foto. Solo un paio si sono accorti che c’era anche il fischietto dell’ultima finale Mondiale, invitandolo a far parte dello scatto ricordo.
stampa
Collina: “Fuorigioco, mani, tripla sanzione. E’ ora di cambiare”
Il «regalo» della nipotina (quasi due anni) lo ha avuto in anticipo: «Febbre e dolori ovunque. Ha contagiato tutti, ma le si perdona ogni cosa». Stasera la vera festa: Pierluigi …
Collina, ha da poco radunato in Grecia la sua squadra. Ci sono novità da sapere?
«Rispetto alla fase a gironi, il gruppo degli arbitri si è ridotto: erano circa 90, ora sono rimasti i 21 Elite (considerati i migliori, ndr) più 32 First. La scelta è stata meritocratica, tenendo però anche conto dei Paesi di provenienza dei club qualificati. L’Italia ha 6 squadre e noi potremo contare su Rizzoli, Rocchi, Tagliavento e Orsato. Peccato per Banti e Mazzoleni, che comunque avevano fatto bene».
Alcuni campionati sono fermi o hanno ripreso da poco. C’è il rischio di avere arbitri meno allenati di altri?
«Li seguiamo costantemente: si allenano in modo professionale in ogni periodo dell’anno. Abbiamo una struttura ad hoc che li monitora per cercare di prevenire gli infortuni, individuando i fattori di rischio di ciascuno e agendo su questi. In ogni caso, useremo l’accortezza di non schierare subito in Champions quegli arbitri che arrivano da Paesi dove non si è giocato nelle ultime settimane».
La figura del designatore Uefa è spesso paragonata a quella del c.t. di una Nazionale. Anche lei come Antonio Conte deve faticare per le date degli stage arbitrali?
«I raduni sono fondamentali e capisco molto bene la richiesta di Conte. Cerchiamo comunque di non mettere in difficoltà le federazioni, utilizzando giorni infrasettimanali per lasciare gli arbitri disponibili nel weekend».
Nell’ultimo raduno avete anche parlato di tattica?
«Certo, è fondamentale per un arbitro sapere come gioca una squadra per prevedere cosa potrà accadere nella partita. In Grecia ci ha aiutato il responsabile tecnico della Uefa Lupescu, ex nazionale rumeno. Insieme abbiamo spiegato quali sono le tendenze e le principali caratteristiche tattiche dei club qualificati».
Che cosa avete fatto notare agli arbitri?
«La scelta, per esempio, di giocare la palla molto più bassi. Prima il portiere quasi sempre rinviava lungo e l’arbitro aspettava a centrocampo lo sviluppo dell’azione. Ora tutto parte dall’area e noi dobbiamo accorciare per non farci trovare impreparati e nello stesso tempo stare attenti ai possibili rilanci improvvisi. Non è semplice».
Si parla di squadra arbitrale: l’Uefa utilizza gli addizionali. Possono aiutare l’arbitro anche in una situazione come quella appena descritta?
«Certo, in 5 possono suddividersi gli spazi e avere un controllo maggiore nella zona del campo più importante. Che poi è l’obiettivo vero della loro introduzione».
Qualcuno sostiene che i giudici d’area siano stati pensati in funzione dei gol fantasma e per questo resi inutili dalla tecnologia.
«Davvero c’è chi afferma questa cosa? Beh, sarebbe stato poco comprensibile aggiungere due arbitri con lo scopo di attendere un evento che statisticamente ha numeri bassissimi nell’arco di una stagione».
Ma tecnologia sul gol-non gol e addizionali sono incompatibili?
«E chi l’ha detto? Hanno obiettivi diversi e quindi possono essere utilizzati insieme. Il presidente Platini ha dichiarato proprio alla Gazzetta che l’Uefa sta valutando un loro possibile utilizzo congiunto (già a Euro 2016, ndr ). Ovviamente deve essere considerato il rapporto costo/beneficio».
Sulla moviola in campo cosa pensa?
«L’Ifab l’anno scorso aveva detto no a qualunque ulteriore discussione. Adesso invece ne riparleranno».
Molti altri sport la usano, il calcio no. Chi sbaglia?
«Intanto ogni sport ha le sue caratteristiche, e quelle del calcio poco si conciliano con interruzioni e replay. E poi mi risulta che non tutti siano soddisfatti dell’uso della moviola. Nel rugby, per esempio. E molti invidiano il calcio».
Ma alcune regole sembrano pensate per essere applicate solo con la moviola.
«Questo è un punto delicato…».
Prendiamo il fuorigioco: una volta spiegarlo era il test da fare a una donna per valutare la sua conoscenza del calcio. Oggi avrebbero difficoltà la maggior parte dei tifosi.
«Anche perché non si può chiedere a un assistente di valutare i centimetri. Non è un compito da essere umani. Nello stesso tempo è un paradosso chiedere di accettare l’errore perché la valutazione è impossibile da fare. Credo che qualcuno debba al più presto mettere mano alla questione, trovando un diverso equilibrio alla regola. Anche sulle varie interferenze con gioco e avversario. L’Ifab ha fatto un passo avanti importante con la creazione di due panel composti da addetti ai lavori per trovare le giuste correzioni».
Capitolo falli di mano: la volontarietà è diventato un concetto elastico...
«È l’unica regola a prevedere la punibilità solo in caso di gesto volontario. Le complicazioni arrivano perché si è cercato di codificarla attraverso una serie di fattori andando molto oltre il significato letterale del termine. Abbiamo episodi che differiscono per sfumature minime: ecco perché sarà necessario anche qui mettere dei punti fermi. Senza contare la notevole differenza tra quello che vede un arbitro in diretta e quello mostrato in tv. Rallentando le immagini si altera la percezione: quasi tutti i tocchi di mano sembrano volontari. La realtà del campo è diversa».
Altra spina, la tripla sanzione…
«L’Ifab a fine febbraio darà una risposta alle obiezioni avanzate da più parti, direi dalla quasi totalità del mondo del calcio che ritiene rigore più rosso e squalifica una punizione eccessiva. Bisogna ricordarsi il motivo per cui si decise questa regola».
Vale a dire?
«L’obiettivo era punire chi volontariamente, e magari senza possibilità di giocare il pallone, commetteva fallo per impedire a un avversario di andare verso la porta avversaria con la possibilità di segnare una rete. Ora siamo andati oltre: è punito anche chi in modo onesto cerca di giocare il pallone, ma arriva un attimo dopo sulla palla. Come nel caso dei portieri. Spesso l’attaccante cerca solo di spostare il pallone, togliendolo alla disponibilità dell’avversario. Il nostro auspicio è che l’Ifab autorizzi una sperimentazione, magari in Champions, permettendo agli arbitri di dare il rosso solo a chi all’interno dell’area di rigore si disinteressa del pallone. Il timore del Board è che aumentino le irregolarità in area: la sperimentazione potrebbe servire a valutare i numeri».
E cosa ne pensa del cartellino bianco anti simulazione?
«Può essere una novità interessante, almeno a giudicare dai risultati ottenuti a livello giovanile. Certo, dovrà essere testato in un campionato più importante, ma trovo importante per il calcio cercare di dare una immagine di correttezza e fair play. Le simulazioni e le proteste sono diseducative anche per i ragazzi che guardano le gare. Bisogna stigmatizzare certi comportamenti, non incentivarli».
Lei compie 55 anni, la moviola in Italia ne fa 50 tra pochi giorni? Quanto l’ha condizionata nel bene e nel male durante la sua carriera?
«A nessuno fa piacere rivedere i propri errori. Ma dagli errori si possono trarre insegnamenti fondamentali. Il valore aggiunto è capire perché ho sbagliato e cosa fare per non ripetermi. O magari aiutare i “tuoi” arbitri a farlo. In questo le immagini tv sono un formidabile strumento didattico. Impossibile farne a meno».
Da grande che farà Collina? Le piacerebbe un ruolo diverso nel mondo del calcio, magari politico?
«Beh, sono già grande. E ho la fortuna di aver fatto coincidere passione e lavoro. Perché cambiare?».
La Gazzetta dello Sport
© RIPRODUZIONE RISERVATA