Un incubo chiamato Eriksson: nella primavera del 1989 Renato Buso è un giovane attaccante di grandi speranze. Gioca nella Juve, che cerca disperatamente Baggio e nella contropartita vorrebbero dare come «acconto» il ragazzo di Montebelluna. Eriksson allena la Fiorentina e dice no, ma poi salta il banco, a Firenze arriva Giorgi e con lui Buso. I suoi gol europei trascinano i viola fino alla finale Uefa proprio contro i bianconeri. Passa un'altra stagione non straordinaria e lo vuole la Samp Campione d'Italia. È l'alternativa a Vialli e Mancini e va in campo nella finale persa a Wembley, ma dopo 12 mesi ecco ancora Eriksson che lo mette subito ai margini. Passa da Napoli e poi approda nella Lazio di Zeman che lo inventa tornante. Ambientamento perfetto, ottime partite fino a quando Cragnotti non pensa che per arrivare lo scudetto ci sia bisogno della ditta Eriksson-Mancini, uno in panchina e l'altro in campo. Buso torna a girare l'Italia, insieme ai suoi rimpianti. Da qualche anno si è fermato a Firenze e qualche settimana fa ha aperto la sua scuola calcio alla Madonnina del Grappa.
stampa
Buso e l’incubo Eriksson
Il commento di David Guetta sul doppio ex
David Guetta - Corriere Fiorentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA