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Bressan: “Una vita alla rovescia”

Buongiorno signor Bressan. Cosa ci fa l’eurogol (in rovesciata) di un ex onesto lavoratore di centrocampo come lei fra le 10 reti più belle di sempre indicate dall’Uefa, accanto ai vari …

Redazione VN

Buongiorno signor Bressan. Cosa ci fa l'eurogol (in rovesciata) di un ex onesto lavoratore di centrocampo come lei fra le 10 reti più belle di sempre indicate dall'Uefa, accanto ai vari Van Basten, Cristiano Ronaldo, Zidane e Messi?

«E' un riconoscimento che mi rende orgoglioso, ma che dedico a quei giocatori come me, i gregari del pallone. Tutti possono avere un momento di notorietà, sono passati 15 anni ma le gratificazioni prima o poi arrivano arrivano. Può sempre succedere qualcosa che verrà ricordata».

Magari qualche suo collega le avrà pure telefonato prendendola in giro, dopo aver rivisto il filmato di quel gol con la maglia della Fiorentina messo in bella mostra sul suo profilo di Facebook...

«Diciamo che tanti amici se lo ricordavano..e anche adesso quando lo riguardano dicono: Ma come ti è venuto in mente di fare un gesto del genere?. Ed io: ho cercato solo di coordinarmi bene, e la semirovesciata in acrobazia è venuta bene. Ma fu una serata magica, la Champions, Rivaldo, Figo, Guardiola...».

A proposito: Guardiola l'ha mai chiamata?

«No, magari. Neppure mi riconosce. Ma a Barcellona ho ancora un amico, Amor...lo andrò a trovare».

Grazie alla Fiorentina è salito sui palcoscenici migliori, quelli internazionali. Poi tanta provincia, da Bari a Cagliari, da Como a Venezia nonostante i primi calci tirati con i ragazzi del Milan. Cosa le è mancato per il grande salto?

«Quando fui a Cagliari ed ero in prestito dal Milan dovevo fare il salto, potevo tornare ai rossoneri... ma mi feci male, il menisco. Poi due anni bellissimi a Bari e quindi Firenze. Dai, sono contento di quel che ho fatto. L'unico rammarico è che in A potevo arrivare prima ma a 20 anni mi feci male».

Il riconoscimento di questi giorni la ripaga almeno in parte dalle ultime amarezze, quelle legate alla vicenda calcioscommesse?

«Sicuro. Non in parte, ma in tutto. Ho ricordi brutti, finalmente da gennaio potrò lavorare e far vedere ciò che valgo e chi sono veramente, fare il direttore sportivo per dimostrare le mie qualità e le mie competenze. Questo premio mi fa tornare al calcio vero. Quel che è successo è una parentesi negativa che mi ha condizionato tanto, ma non è quel che mi è accaduto più di 3 anni fa a far cambiare idea su di me a chi mi conosce».

Lei fu fra i primi indagati nell'inchiesta, è stato anche agli arresti domiciliari. Poi anche una lunga squalifica, ben 3 anni e mezzo. Aveva appena smesso, come è cambiata la sua vita?

«E' successo che di punto in bianco stavo per iniziare un'altra carriera, poi ritardata di tre anni e mezzo. Si sa, certe cose condizionano l'ambiente, anche se nel calcio tutti sanno chi sono e che per gli errori eventualmente fatti non meritavo certe sanzioni. Sono stato squalificato per una cosa che non esiste, illecito sportivo. Io non ho mai combinato delle partite».

Ha sempre continuato a professare la sua innocenza. Solo amicizie sbagliate o qualche ingenuità ritiene di averla commessa pure lei?

«Qualche ingenuità sì, come il fatto di scommettere ogni tanto. Però passare per uno che combina partite è proprio brutto».

Gli amici, quelli del suo ambiente, le hanno voltato le spalle?

«Sicuramente nel mondo del calcio i veri sono rimasti, qualcuno che mi ha deluso c'è stato. Non colleghi comunque. Però capisco, hanno preferito scegliere altri per l'immagine. Ma ora ho capito chi frequentare».

Adesso che tipo di attività svolge?

«Vivo sempre a Como, seguo i giovani. Faccio parte della scuola calcio Arsenal che in Italia cerca talenti, ma con altri amici giocatori visiono ragazzi all'estero, cerchiamo di portare i colombiani bravi in giro per lEuropa».

La Nazione