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Andrea Della Valle, il cuore e il motore

Era il 25 agosto e faceva molto caldo. Forse è nato in quel pomeriggio da cani (quaranta all’ombra o giù di lì) il definitivo amore di Firenze per Andrea Della …

Redazione VN

Era il 25 agosto e faceva molto caldo. Forse è nato in quel pomeriggio da cani (quaranta all’ombra o giù di lì) il definitivo amore di Firenze per Andrea Della Valle. I gesti da ultrà, la camicia sudata, la sofferenza, la gioia, le urla, la liberazione al fischio finale dopo i due gol di Jovetic all’Udinese, hanno rivelato al mondo quello che c’era dietro la compostezza obbligata di un presidente. ADV si è messo a nudo: ora tutti hanno capito che il primo tifoso della Fiorentina è proprio lui. E’ davvero lui. Il motore, ma anche cuore e passione. Il «discorso sullo scudetto rubato del 1982» pronunciato domenica dopo la vittoria sulla Lazio è una sorta di «discorso della montagna viola». Da oggi niente sarà più come prima. Della Valle si è riappropriato della cronaca quel sabato d’estate, una domenica d’ottobre ha riannodato la sua Fiorentina alla storia. Quelle parole non sono un caso, ma un segnale preciso e chiaro: la Fiorentina sta tornando grande grazie alla forza di questa proprietà, ma anche perchè dietro c’è una lungo, glorioso percorso.

Un immenso patrimonio di valori, di cultura, di successi, ma soprattutto un’anima, una fede e una identità enormi. Andrea Della Valle in questa identità si è completamente calato. Lui ha voluto il nuovo corso. Ha scelto i dirigenti, l’allenatore, i manager. Ha deciso di tenere Jovetic rinunciando a una cifra enorme contro il parere di tutto e di tutti. Ha spinto per una importante campagna acquisti. E’ vicino alla squadra come mai, segue ogni passaggio come è abituato a fare con le altre sue aziende. Ha già fatto programmi precisi per il futuro, dalla Lega al nuovo stadio, dal centro sportivo per i ragazzi alla punta che arriverà a gennaio. Forse anche così si spiega il quinto posto in classifica dopo nove giornate che per chi non l’avesse capito significa Europa League. Niente male per una squadra nata appena tre mesi fa.

Enzo Bucchioni - La Nazione