stampa

Amauri, l’addio e un timore: ritrovarselo contro

L’attaccante sarà ricordato più per il gol da avversario che per quello contro il Milan

Redazione VN

Il congedo sarà meno complicato dell'arrivo. Perché se le trattative per portare Amauri Carvalho de Oliveira a Firenze, nonostante con la Juventus fosse fuori rosa da inizio campionato, sono durate quasi un mese (l'annuncio ufficiale c'è stato solo il 24 gennaio) almeno per i saluti non ci sarà troppo da tribolare.

Dopo l'infortunio muscolare all'Olimpico che l'ha messo fuori gioco fino alla fine della stagione, infatti, l'attaccante italo-brasiliano con un passato da muratore e operaio (così ha raccontato in una recente intervista tv) sembra già con un piede a Parma. Dove lo aspettano a braccia aperte, visto che da gennaio a giugno del 2011 riuscì a realizzare 7 reti in 11 partite. Con i viola, invece, Amauri non si è ripetuto. Certo, l'unica volta (in tredici presenze) che ha superato un portiere avversario è servita a regalare una vittoria storica alla Fiorentina, quella a San Siro contro il Milan che mancava da 11 anni.

E ancora: la dedica alla moglie Cynthia, gridata in telecamera come omaggio per il decimo anno di matrimonio, ha riportato alla mente il Batistuta di «Irina te amo» che fece impazzire i tifosi viola il 25 agosto 1996 proprio dopo un gol contro i rossoneri nella finale di Supercoppa italiana. Ma basterà per conquistarsi la riconferma nella Fiorentina del futuro? Probabilmente no. Anche se lui, forse, sotto sotto ci spera ancora. La più piccola dei tre figli, Miley, è nata all'ospedale di Careggi due giorni dopo il suo sbarco a Firenze. Inoltre, più volte ha dichiarato che la città gli piace, che ci vive bene, che per la sua famiglia è l'ideale. A 32 anni (lì compirà il 3 giugno), però, sarà molto difficile trovare spazio in una squadra che — si presume — abbraccerà la linea verde. Delio all'inizio ha puntato tutto su di lui, anche perché a gennaio in un colpo solo si è ritrovato senza attaccanti di ruolo per gli addii dello «spento» Gilardino, dell'evanescente Tanque Silva e dell'eterna promessa Babacar. Nelle prime partite Amauri ha vestito i panni del «toro scatenato», mettendoci soprattutto cuore e fisico per sopperire alle evidenti difficoltà atletiche (non giocava una partita ufficiale da sei mesi). Poi man mano che ha preso gamba, i movimenti in campo sono diventati sempre più confusi, tanto da pestare spesso i piedi a Jovetic, che con lui in campo ha segnato su azione solo una volta (contro il Siena al Franchi, proprio al debutto dell'italo-brasiliano) e da spingere Rossi a preferirgli Cerci che centravanti non lo è mai stato.

Lasciare Firenze con lo stesso «score» dell'oggetto misterioso Santiago Silva non sarà un motivo d'orgoglio per lui. Ma se — come pare — il prossimo campionato dovesse tornare nell'Emilia gialloblù, i tifosi gigliati potrebbero avere un sussulto. Perché almeno su un dato non ci sono dubbi: Amauri sarà ricordato più per i gol fatti contro la Fiorentina che per quelli in maglia viola.

Antonio Montanaro - Corriere Fiorentino