Intervistato ai microfoni de La Repubblica, l'ex allenatore della Fiorentina, Aldo Agroppi, ha parlato del suo passato e dell'esperienze vissute sulla panchina viola: "Mi ricordo l'ultima partita sulla panchina della Fiorentina, come passa il tempo. Me la ricordo quella partita, perdemmo 3-0 contro la Juve a Torino. Il giorno dopo in conferenza stampa tutti i giornalisti erano pronti con taccuini a massacrarmi, invece io mi alzai in piedi, mi presi tutta la colpa, ringraziai la società, squadra e tifosi e me ne andai, lasciandovi a bocca aperta".
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Agroppi: “Anni a Firenze difficili. Tutti mi odiavano”
Sui suoi anni alla Fiorentina
—"Ho sempre avuto problemi. La prima volta ero alla mia panchina in Serie A e i tifosi erano arrabbiati con me perché non facevo giocare Antognoni. Adesso con lui c'è un rapporto di cordialità, ci facciamo gli auguri tutti gli anni. La mia famiglia non poteva nemmeno uscire di casa, aveva la polizia per strada. Agli allenamenti c'era la folla che mi voleva picchiare. Fortunatamente Passarella mi difendeva. Eppure, nonostante tutto, quell'anno arrivammo quarti. Oggi saremmo in Champions".
Sul rapporto con i calciatori
—"Quelli che non giocavano mi odiavano. Un giorno Gentile fece un'intervista in cui disse che non lo facevo giocare perché io venivo dal Torino e lui dalla Juventus. Così quel giorno lo chiamai alla lavagna negli spogliatoi e gli feci fare a lui la formazione. La fece lui, ma mise gli undici che avrei schierato pure io. Allora gli dissi; "Vedi, tu sei più bravo di me, ma con questa formazione qualcuno dei tuoi compagni l'hai fatto incazzare". Quando diventò allenatore dell'Under 21 mi chiede di andare a cena e mi disse "Aldo, ti devo chiedere scusa, non avevo capito niente, ora so cosa vuol dire fare l'allenatore".
Sulla sua seconda esperienza a Firenze
—"La seconda volta andò pure peggio. Dopo la retrocessione Mario Cecchi Gori mi scrisse una lettera che ancora oggi conservo incorniciata in casa. Ogni volta che la leggo mi commuovo. Era un grande uomo. Con Vittorio, invece, non c'era feeling. La squadra era ottima, non si poteva retrocedere, ma negli spogliatoi me ne fecero di tutti i colori".
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