A voi Luca Toni. La grande novità è questa. Il fatto che poi parta in panchina cambia poco. È lui, il punto fermo di ricordi figli di un passato non certo lontano, la vera attrazione emozionale di questo nuovo inizio di campionato: con un Nastasic in meno (peccato) e un attaccante in più che, come dice Montella, tornato nella città dove è diventato grande potrebbe ritrovare le energie perse sul viale del tramonto di una carriera davvero importante. Fiorentina all’attacco. Perché questa squadra è nata così. Strano il fatto che sia proprio questo reparto la grande incognita da risolvere per Montella. Ljajic, Toni, El Hamdaoui (oggi assente): i compagni di Jovetic saranno loro. Il primo ha i numeri ma deve ancora crescere e vincere una eccessiva leggerezza (fisica e mentale). Il secondo andrà gestito con parsimonia e intelligenza e potrebbe davvero rivelarsi decisivo. Il terzo è un fenomeno di tecnica con la palla tra i piedi ma ha sicuramente bisogno di tempo per ritrovare i ritmi (dopo un anno di stop) e la confidenza col nostro campionato.
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Affondi e vecchi campioni La nuova sfida di Della Valle
L’articolo di Benedetto Ferrara
Oggi, per la sfida col Catania, quasi certamente Montella partirà con Ljajic per giocarsi Toni a partita in corso. Per una squadra che punta al possesso palla e agli inserimenti improvvisi, un giocatore come Toni rappresenta una variabile di gioco importante. Aumentare peso là davanti significa non solo aiutare Jovetic a conquistarsi spazi ma anche tutta la squadra a variare opzioni tattiche e aggiungere sicuramente anche un bel numero di cross per la testa di un vecchio marpione da area di rigore. E dentro questa sfida col Catania non manca l’aspetto sentimentale. Perché poi forse non è un caso se il ritorno di Toni a Firenze coincide con un ritorno in forza della proprietà. Un riaccendersi di motivazioni che ha rimesso in moto la città e la squadra, accele- rato i battiti del cuore e ridato alla Fiorentina la dignità di possibile protagonista del campionato. Un bel contropiede. Atteso anche troppo a lungo. Però alla fine il segnale è stato lanciato. E allora ritrovare una faccia pulita dei bei tempi, quel Luca Toni capace di giocare due stagioni da campione vero, vale qualcosa di più di un semplice flashback, anche perché questo ritorno, nonostante le date scritte sulla carta di identità, non dovrebbe coincidere con la voglia di pensione, ma semmai con il desiderio di sparare gli ultimi colpi sul campo dove aveva lasciato il segno più profondo. Sì. Tutti all’attacco. Come Andrea Della Valle quando Marotta ha cercato lo scippo via sms. Basta prevaricazioni, scorrettezze e arroganza come sistema di vita. L’orgoglio è tornato ed è vivo più che mai.
Anche Ddv incide il suo nome nei discorsi di Firenze, anche se non parla di pallone ma di economia e di politica industriale. L’attacco frontale ai vertici della Fiat è stato dirompente. Sergio Marchionne e John Elkann, rispettivamente amministratore delegato e presidente della Fiat, vengono definiti furbetti e non all’altezza del loro ruolo. Anche se Diego Della Valle parlava da imprenditore a imprenditori, siamo certi che anche nel cuore di tanti tifosi questa presa di posizione così forte (e sicuramente condivisa dalla maggioranza degli italiani) ha rappresentato un altro gradino in più nella scala dell’orgoglio del tifoso viola. Uno schiaffo in faccia a quel modo arrogante di concepire i rapporti e dettare regole che dal mondo del lavoro spesso e volentieri si riversa anche su quello dello sport. Come dire: di quel modo di fare non ne possiamo più.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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