stampa

Kane l’uragano (fatto in casa) e quel centro sportivo da sogno

Non solo uragano, hurricane, facile trasposizione di parole per Harry Kane, pericolo numero uno. Lo chiamano anche Teddy Boy. Un po’ perché ogni tanto si mette quei «dolcevita» cari ai …

Redazione VN

Non solo uragano, hurricane, facile trasposizione di parole per Harry Kane, pericolo numero uno. Lo chiamano anche Teddy Boy. Un po’ perché ogni tanto si mette quei «dolcevita» cari ai ragazzi inglesi che negli Anni Cinquanta formavano le prime bande giovanili. Ma soprattutto perché ai tifosi di White Hart Lane ricorda molto Teddy Sheringham, bomber che a cavallo fra il XX e il XXI secolo girò molte squadre britanniche ma che proprio al Tottenham diede il meglio di sé, segnando 98 gol in 237 partite. «Il mio idolo — racconta oggi il suo giovane erede — sono cresciuto studiando i suoi movimenti». I tecnici dicono che Kane, 21 anni, è molto migliore di Sheringham. Dieci giorni fa, dopo che l’Arsenal era stato rimontato e battuto nel derby del Nord di Londra proprio grazie a una doppietta di Teddy Boy, ad Arsene Wenger hanno domandato se secondo lui fosse già maturo per giocare in nazionale: «Se non lo chiamano subito, si presenterà sicuramente qualcuno pronto a dargli un altro passaporto».

Eppure Pochettino all’inizio non lo vedeva. Si può dire che Kane sia diventato titolare a furor di popolo, anzi a colpi di twitter. Un concerto di cinguettii (titolare subito!) dopo il gol della vittoria al 90’ sul campo dell’Aston Villa. Era la decima giornata di Premier, il 2 novembre. Prima di allora, come quel giorno, era sempre partito in panchina o era addirittura finito in tribuna, dopo di allora sempre in campo dal primo minuto. Nelle ultime tre Premier League, un solo giocatore ha una media di gol più assist a partita migliore della sua: Suarez. Dietro di lui, in fila, Diego Costa, Aguero e Sturridge. Kane non è l’unico talento del Tottenham, è il più amato perché formato nel settore giovanile del club. Gli altri sono stati tutti pagati profumatamente. Squadra del ricco quartiere ebraico di Londra — il presidente si chiama Daniel Levy, il gruppo di tifosi di curva Yid Army, magari non fatelo sapere a Salah — il Tottenham viene in qualche modo accostato alla Fiorentina perché ha un albo d’oro importante (2 scudetti, 8 Coppe d’Inghilterra, 1 Coppa delle coppe, 2 Coppa Uefa) ma un po’ datato: l’ultimo successo casalingo risale al 1961 in campionato e al 1991 in Coppa, l’ultimo europeo al 1984.

Se storia e dimensioni della tifoseria sono simili, i ricavi del club sono il doppio di quelli viola, in Inghilterra non ci sono né Galliani né Lotiti, Infront viene tenuta oltre Manica, e perciò il sistema calcio è molto più ricco e la ricchezza più equamente distribuita. I tifosi viola che stasera avranno la fortuna di entrare a White Hart Lane potranno vedere un impianto meraviglioso, se paragonato ai nostri, ma considerato superato dalla società che ha già finanziato un progetto di rifacimento in un’area adiacente: più grande (da 36.0000 a 56.000 posti) e più moderno. In attesa del nuovo stadio (i lavori sono per ora bloccati), intanto da poco più di un anno è stato ultimato il nuovo Training Centre, un complesso spettacolare immerso nel verde, ecosostenibile e alimentato da energie alternative e riciclabili, dotato di 15 campi di calcio, quattro, fra cui uno sintetico e coperto, riservati alla prima squadra e gli altri alla Academy, cioè al settore giovanile, per il quale sono riservati spazi interamente dedicati alle attività scolastiche. Oltre alle numerose palestre, piscine e rimpianti idroterapeutici con i più moderni macchinari, c’è persino una stanza in cui si sono create le condizioni che si verificano in altura. Il campo principale per la prima squadra ha le stesse identiche misure, lo stesso manto erboso e le stesse condizioni atmosferiche di White Hart Lane.

Il Tottenham sta attraversando il migliore momento della stagione, nonostante abbia perso, immeritatamente, l’ultima partita sul campo del Liverpool, 3-2 dopo una battaglia intensissima, risolta da un gol del redivivo Balotelli. La squadra è sesta in classifica, in zona Champions, a soli 4 punti dal terzo posto. Punta molto sull’Europa League e si è qualificata per la finale di Coppa di Lega: dovrà vedersela con il Chelsea di Mourinho. L’allenatore Pochettino, 42 anni, ex difensore, nazionale argentino, in panchina si è fatto le ossa nell’Espanyol e si è rivelato nel Southampton. È al Tottenham dall’inizio della stagione e dopo un inizio zoppicante ora sembra aver trovato la chiave. Saranno perciò due partite molto aperte. E occhio ai calci di punizione dal limite: Kane fa sempre gol e il danese Eriksen, con Lamela il più famoso degli Spurs, li tira meglio di lui…

Corriere Fiorentino