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Tutti i moduli per Pioli: tra Lazio e Bologna, quando non era 4-2-3-1

Nel passato dell'allenatore della Fiorentina tante soluzioni tattiche diverse

Redazione VN

Stefano Pioli potrebbe cambiare modulo alla sua Fiorentina. Il 4-2-3-1 su cui il tecnico, insieme al suo staff, lavora fin dall'inizio del ritiro di Moena, non convince fino in fondo e non esalta le caratteristiche di alcuni giocatori (Benassi, secondo acquisto più costoso della campagna acquisti, in primis). Ecco così che le cose potrebbero cambiare, soprattutto a centrocampo. Da quando è arrivato a Firenze, Pioli ha sempre dato la sensazione di essere un integralista del 4-2-3-1, eppure nel suo passato ci sono tante soluzioni tattiche diverse che hanno funzionato alla grande.

Su tutti l'esperienza alla Lazio che ha condotto fino al terzo posto in campionato al termine della stagione 2014/2015 e al preliminare di Champions League. I biancocelesti venivano schierati in partenza con un 4-3-3: davanti alla difesa solitamente agivano Parolo, Biglia e Lulic, con Felipe Anderson, Djordjevic (o Klose) e Candreva davanti.

Per non parlare poi di quella che è stata una delle sue migliori stagioni di sempre da allenatore, sulla panchina del Bologna nella stagione 2011/2012. In quel caso fece un'eccezione al dogma della difesa a quattro, piazzando i suoi con un 3-4-2-1. Risultato? Il Bologna chiuse la stagione al nono posto in classifica e con la quarta miglior difesa di tutto il campionato.

Andando ancora indietro nella sua carriera arriviamo agli anni al Chievo Verona, quando, nel 2010/2011, ha spesso scelto il 4-3-1-2, con un trequartista ad attivare le punte Pellissier e Thereau, adesso nuovamente ai suoi ordini con la maglia della Fiorentina.

Il passato di mister Pioli quindi è ricco di soluzioni tattiche diverse dal 4-2-3-1. Adesso starà a lui decidere se cambiare o insistere con questo sistema di gioco per esaltare Simeone e compagni.

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