Nel segno di Cuadrado. Era destino. Ha colpito proprio lui, il colombiano volante, il grande ex. Ha timbrato il cartellino di testa, non proprio il suo colpo migliore. Ma il calcio con le sue storie, i suoi incroci e quelle coincidenze un po’ così sa essere perfido. E pensare - scrive Luca Pasquaretta su La Nazione - che non doveva neanche giocare dall’inizio. Massimiliano Allegri ha deciso all’ultimo, puntando sull’orgoglio, sulla voglia di rivalsa, quell’insostenibile leggerezza dell’essere di chi ha tanto da voler dimostrare. Lo ha fatto senza strafare. Di testa. Pesante il gol. Il secondo in campionato dopo quello realizzato all’ultimo istante contro il Toro. E’ ripartita da lì la scalata della Vecchia Signora. Importante il contributo del colombiano costato poco – appena 1,8 milioni il prestito secco dal Chelsea, la società proverà a riscattarlo a 20 milioni, non è detto che accada – ma vale tanto. E’ arrivato in punta di piedi a fine agosto, ma in poche settimane ha conquistato la Juve con quei capelli un po’ così, il sorriso stampato sul viso sempre e comunque, e soprattutto con quel dribbling e quelle accelerazioni fulminanti. Per Allegri però resta uno splendido paradosso tattico, difficile da collocare. Sarebbe perfetto per il 4-3-3, ma la rosa non è attrezzata per quel sistema di gioco. Ed ecco la variante più offensiva nel 3-5-2, come sarebbe piaciuto ad Antonio Conte, suo grande sponsor. Detto, fatto. Quando Allegri vuole una squadra più coperta a destra inserisce Lichtsteiner e si tiene Cuadrado per il cambio di passo nelle fasi calde della partita. Altrimenti, dentro il colombiano dall’inizio come ieri sera: per azionare la 4 x 100 sulla destra e provare a spaccare in due la partita.
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Juan segna per caso e non doveva nemmeno giocare
Il colombiano però resta un paradosso tattico per Allegri
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