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Rock&Gol – Claustrofobia

L'analisi di Benedetto Ferrara in esclusiva per Violanews

Benedetto Ferrara

Claustrofobia. Strana sensazione. Mica per altro: la Fiorentina sembra la dimostrazione della circolarità del tempo, concetto filosofico scientifico indubbiamente affascinante ma a suo modo inquietante. Io in questa proprietà ho fiducia, e questa è la premessa. Anche perché entrare in corsa ha le sue controindicazioni e d’altra parte siamo più o meno d’accordo sul fatto che questa sia una stagione di passaggio. La famosa transizione, che già viviamo da un pezzo.

Ma, a parte questo, la sensazione claustrofobica nasce da questo andirivieni continuo, a volte espresso dai fatti, altre volte dalle supposizioni. Corvino che torna al posto di Pradè e Pradè che arriva al posto di Corvino spiega bene il concetto. Montella che torna al posto di Pioli, che era arrivato al posto di  Sousa, a sua volta assunto al posto di Montella rafforza il concetto. Poi c’è Milan Badelj, andato e tornato, senza mai aver stupito altrove. Poi leggo i nomi dei possibili traghettatori.E tra i cento nomi vedo quello di Prandelli, che d’altra parte riappare sempre in caso di bisogno. Non ho niente di personale contro questi professionisti, ci mancherebbe. Anzi. Però questo senso di claustrofobia nasce dalla sensazione di essere rimasto intrappolato in una agenda del tempo che fu, come se non esistesse un mondo intorno.

Quando tempo fa mi cadde l’occhio su una idea chiamata Ljajic mi sono chiesto e allora perché non Delio Rossi, già che ci siamo. Il fatto è che amiamo il calcio perché ci piace sognare. E i sogni difficilmente appartengono alla categoria dei ritorni al passato. Solo Luca Toni riaccese i cuori. Ma era Luca Toni, e non c’è altro da aggiungere.Vorrei partire da un concetto: non è che uno ce l’ha con Montella. Dai numeri che ha messo insieme fino ad oggi (4 vittorie su 22 partite) pare sia Montella ad avercela con se stesso. Non porsi il problema sarebbe sciocco, ma sarebbe anche stupido pensare che un traghettatore farebbe chissà cosa.

Forse questa squadra potrebbe avere quattro o cinque punti in più, ma resta il fatto che si tratta di una squadra con dei limiti forti, quelli che, panchina a parte, dovranno essere superati da un mercato di gennaio all’altezza della situazione. Dirigenti e allenatori si misurano solo coi risultati. Ma il giochino del si stava meglio prima (ho sentito anche quello) non sta in piedi, giusto per ricordarci che prima non si stava meglio affatto. La nuova proprietà è un’altra storia e sinceramente capisco che chiunque entri nel calcio italiano con entusiasmo e sacrificio non ami esordire cacciando un allenatore. Ci sta che tra la fretta e l’urgenza ci sia affidati a un vecchio schema che al momento si è tradotto in delusione. Ma se la volontà, come credo, è quella di costruire qualcosa di realmente ambizioso è ora di cominciare a mettere insieme i pezzi per la costruzione del futuro.

Il prolungamento del contratto di Castrovilli racconta sicuramente le buone intenzioni. Il resto è tutto da fare, e sarà importante iniziare a farlo adesso. L’idea del traghettatore è un classico. Ma siamo sicuri che funzioni? E la squadra ne sarebbe convinta? Ricordiamoci cosa è successo quando se n’è andato Pioli. La squadra era con lui e ha rischiato di retrocedere. La società deve capire questo, e agire di conseguenza. Se l’obiettivo è quello di portare a Firenze a giugno un top in panchina allora le scelte sul futuro andranno fatte con lui. Una società seria deve saper tenere botta nei momenti difficili e avere la sensibilità di capire quali sono i problemi da risolvere al momento e in che direzione andare. Io ho fiducia, anche se questa squadra mi lascia perplesso così come certe dichiarazioni di Montella, che forse dovrebbe solo riflettere sui suoi errori, che non sono pochi. Ma su questo ognuno di noi ha le proprie idee, ciò che spero è che questa sensazione claustrofobica svanisca alla svelta, prima che ritorni anche Milic. Sinceramente non ne sento un gran bisogno.