Aria di feste natalizie, ma la festa si sposta in toto, almeno per un pomeriggio, a Campo di Marte: va in scena Fiorentina-Empoli, crocevia determinante per la rincorsa viola al terzo posto. L'attesa si percepisce chiaramente, anche perché un buon risultato prima della sosta sarebbe sicuramente confortante: “Se Sampdoria e Genoa perdono s'arriva addosso al terzo posto...” - “Sì ma tu devi vincere anche te..!”. Arrivati in zona stadio rileviamo un buon numero di tifosi: “C'è un bel casino eh” - “Vedrai, secondo alcuni questo l'è pure un 'derby'..!”; la vista delle gradinate completamente gremite rafforza le nostre impressioni iniziali: “'Ndo' ci si mette?”. Dopo il riscaldamento e una peculiare marcia di numerosi Babbo Natale all'interno del terreno di gioco (“L'è per beneficenza giusto?”), Narciso canta e la Fiesole risponde a gran voce con una magnifica sciarpata: ormai ci siamo, si parte.
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Vista dalla Fiesole: “Nessun regalo per Natale…”
I Viola pareggiano con l’Empoli e in curva monta la delusione
Dopo le fasi di studio iniziali, il primo punto esclamativo: “Oh icché gl'ha sbagliato Borja??” - “Ma io ho visto poco, c'ho i' sole dritto nivviso!”; su angolo di Mati, Savic prolunga, ma lo spagnolo sbaglia tutto. I nostri sembrano in palla e spingono alla morte: abbiamo un sussulto sul tiro di Cuadrado parato da Sepe (“Che s***o!!”). Poi mostriamo un po' troppo il fianco: “Oh icché si fa?”; Tavano sfrutta le indecisioni di Basanta e Gonzalo mettendo fuori di poco. Adesso il match entra nel vivo e la curva si accende: “Alè alè alè la Fiorentina...”; “Madonna santa che s***o!” e Gomez non la mette dentro per colpa di un grande intervento di Sepe. “Ho belle visto vai, qui non si butta dentro nemmen con le mani...”, l'impressione sembra giusta, anche perché la fortuna non sembra dalla nostra parte e oltretutto l'Empoli riparte bene facendoci sudare freddo. “Vai Loco provaci..!” e stesi sulle gradinate restiamo estasiati dal diagonale a rete (finalmente) di Vargas: “EL LOCO! EL LOCO!”. 1-0 proprio allo scadere e adesso la partita sembra sui binari giusti.
Passato un intervallo interminabile, si riparte: pronti via e Gomez colpisce il palo di testa in mezzo allo sconforto generale; “CHE SFIGA!!” - “Questo è solo s***o, non gliene va una giusta...”. Subito dopo è Cuadrado a rimbalzare sul muro eretto da Sepe: “Bisogna fare i' secondo sennò...”. E successivamente la tragedia si compie: Tonelli segna di testa e il Franchi si ammutolisce; nel frattempo nel settore ospiti scatta una baraonda senza precedenti. Rabbioso, frustrato e incavolato come non mai, il popolo viola cerca di riprendersi: “Gnamo gli si rifa'!!” - “Ritoglietevi lo smoking!”. Ma è l'Empoli che continua ad attaccare, con i nostri che sembrano visibilmente segnati dall'“inaspettato” pareggio ospite: “Sveglia!!” - “Diamoci una mossa!!”. La “sveglia” arriva con un pallone sbucciato da Gomez su assist di Mati: “No via dai, qui siamo alle comiche!” - “Ma sta zitto che oggi non ha giocato nemmen male...”. Poco dopo è proprio il tedesco ad uscire in favore di El Hamdaoui: “Vai Mounir! Ecco il mago di Rotterdam!” - “Ma che avete perso i' capo? Questo gl'ha fatto un gol a caso coi' Cesena e lo preferite a Gomez?”; si riapre il dibattito sul numero 33 viola, operazione, probabilmente e purtroppo, mai destinata a esaurirsi.
Poi nel finale si scatena un piccolo Fight Club con Borja Valero, Aquilani, Zielinski e Valdifiori protagonisti: la partita finisce virtualmente qui, tra nervosismi, calci e qualche spinta, con i tre punti che scivolano definitivamente via. Al triplice fischio il settore ospiti esplode di gioia, mentre in Fiesole va già in scena il Processo del lunedì: “Indecenti, queste partite le grandi squadre le vincono!” - “Ma dicché si ragiona? Ci s'è avuto un monte di occasioni, questa è solo sfiga!”. E non possiamo far altro che tornare a casa tristi e delusi: “Se tu vincevi t'eri a un punto dai' terzo posto...” - “Che rabbia ragazzi...”; la squadra ha giocato e non ha quasi mai mollato, ma è pur sempre vero che “il regalo pe' Natale un' ce l'hanno proprio voluto fare...”.
ARTURO LEONCINI
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