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Vista dalla Fiesole: “Giornata nera”

Dall’aspettativa di diventare capolista alla beffa finale (COMMENTA)

Redazione VN

L'estate sembra veramente finita: un minaccioso cielo grigio sopra Campo di Marte fa presagire il peggio. È il giorno di Fiorentina-Cagliari: finalmente lo strazio della sosta per le Nazionali è terminato. “Non se ne poteva più! Poi Montolivo in televisione è veramente brutto!” scherza un tifoso in coda davanti a una bancarella. Ritorniamo come a casa, in mezzo a quegli odori che contraddistinguono lo stadio e la curva: lampredotti, wurstel e salsicce ci ricordano che oggi giochiamo all'ora di pranzo.

Saliamo le gradinate e siamo pronti: “È da un sacco che aspetto di vedere questa partita! Per il risultato sono fiducioso” ci confida un nostro coetaneo visibilmente entusiasta. La curva piano piano si riempe: è già tempo di cantare e di sostenere i nostri beniamini in viola. L'arbitro fischia e si parte. Seguiamo la prima decina di minuti quasi sonnecchiando: le 5 ore scarse che abbiamo dormito la “sera” prima cominciano a pesare; per nostra fortuna anche in campo succede poco. “Pasqual come Rooney”, “Lo sponsor Lete fa pietà”, “Meglio Fifa o Pes?”: passano altri dieci minuti e siamo ancora distratti. Ci risvegliamo a una conclusione di Aquilani, ma niente di che. Da qui comincia la tragedia: Cuadrado si fa male; sapremo più tardi che si tratterà di una lussazione a una spalla (20 giorni di stop). “Vai, è belle uscito i' pezzo meglio”: la sensazione è che oggi non sarà una passeggiata di salute. Un tiro di Gomez respinto, una conclusione di Pepito, un brivido procuratoci da Astori e il primo tempo si conclude sullo 0-0. È successo poco, ci siamo quasi annoiati.

Passato un comico intervallo in mezzo agli sketch dei mitici personaggi del Fiorenza, ci riconcentriamo sul campo sperando di vedere qualcosa di buono. Purtroppo ci aspetta tutt'altro: Mario è a terra e non si rialza. Entrano i medici a corsa. Lo stadio è improvvisamente avvolto in un silenzio irreale. Arriva la barella e la gente comincia a mettersi le mani nei capelli. Mario esce, si rialza un attimo e il pubblico applaude speranzoso. Infine si ridistende: la sensazione che sia qualcosa di grave ci fa cadere in una profonda depressione. La partita adesso fa da contorno all'uscita zoppicante del Panzer ferito: la gente lo guarda entrare in Tribuna centrale con lo sguardo sbarrato di chi non ci vuole credere.

La botta è incredibile, ma c'è ancora una partita da giocare. Un calcio di punizione di Rossi ci fa sussultare; Nainggolan ci fa tremare; successivamente trema la traversa del Cagliari colpita da Rossettini. Poco più tardi Borja Valero ci scuote da un torpore che non sopportavamo più: è un' esplosione di rabbia e di frustrazione che ci sfonda la gola e i polmoni;distesi sui seggiolini raggiungiamo l'1-0. Vediamo il traguardo, quasi lo sentiamo: “Riuscire a prendere 3 punti così sarebbe il top”. Purtroppo ci siamo scordati che dall'altra parte gioca il malefico Pinilla: colpo di testa che scheggia il palo interno e siamo serviti. All'89' veniamo duramente freddati: 1-1. “Tanto era scritto che andava così”. E non è finita qui: parte il De Marco show. Rossi atterrato in area: niente. Pizarro protesta: giallo. Pizarro si gira nuovamente verso l'arbitro: rosso. Dopo questo "lieto" finale il direttore di gara va a prendersi i meritati cori sotto la curva. È una giornata nera e nessuno vuole parlare: si torna a casa colmi di rabbia.

ARTURO LEONCINI