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Una Fiorentina che ha smesso di crederci. E una che non ci ha mai creduto

L'ambizione e il coraggio sono spariti dalla Fiorentina. Anche perchè dall'alto è arrivato il segnale peggiore...

Simone Bargellini

E' stata la parola chiave dei primi mesi della stagione viola: crederci. Credere in se stessi, credere di potersela giocare con tutte, credere che niente fosse impossibile. Era riuscito, Paulo Sousa, a inculcare nella sua Fiorentina il coraggio e l'ambizione, aiutato dai primi risultati positivi. E così anche nelle dichiarazioni sia il tecnico che i giocatori si erano spinti lontano, persino a pronunciare la parola scudetto. Legittimamente, perchè c'erano il campo e la classifica a parlare chiaro.

Adesso invece è cambiato qualcosa, anzi parecchio. L'incantesimo sembra essersi spezzato e la squadra vista a San Siro (ma anche con la Lazio, con il Carpi, con la Juve) è la bruttissima copia di se stessa. Non c'è più grinta, manca il ritmo, mancano le idee e, quindi, le occasioni da gol. E, quindi, i risultati (LEGGI). La parola chiave sembra essere la stessa, ma con un gigantesco "non" davanti. E' come se la squadra avesse mollato, avesse smesso di guardare oltre i propri limiti, è come se non credesse più in se stessa.

Ridurre tutto al mercato sarebbe sbagliato e concederebbe ai giocatori e a Paulo Sousa più alibi di quelli che meritano. Però è lecito pensare che se la squadra ha smesso di crederci è anche perchè in società, forse, non ci si è mai creduto. Altrimenti si sarebbe intervenuti subito per rinforzare la squadra, alimentando il sogno di restare lassù e dando un senso a quel "non ci faremo trovare impreparati". Non c'è la riprova che 2-3 innesti avrebbero cambiato le cose, ma se lo spogliatoio si aspettava un segnale, ne ha ricevuto... uno opposto. Nessun acquisto in 18 giorni e un bel po' di terreno perso in classifica. Speriamo che questa sia la settimana giusta (LEGGI) e che non sia troppo tardi per lottare almeno per il terzo posto. L'importante è (tornare a) crederci.