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Umiliazione storica, ora c’è da salvare la A

Mai successo, a Firenze, che il pubblico cominciasse a lasciare lo stadio, per lo sconforto, contro la Juventus. Un modo doloroso, da parte dei tifosi viola, per condannare la loro …

Redazione VN

Mai successo, a Firenze, che il pubblico cominciasse a lasciare lo stadio, per lo sconforto, contro la Juventus. Un modo doloroso, da parte dei tifosi viola, per condannare la loro squadra, in una serata amarissima. Cinque gol dalla Juventus, cinque schiaffi, in uno stadio che ha visto ben altre sfide con i bianconeri. Un’umiliazione, uno choc. La Juventus era arrivata a Firenze con sei pareggi in sette partite e tre gol dei suoi attaccanti negli ultimi cinquanta giorni. Neanche un quarto d’ora, e Vucinic ha segnato, dopo aver già preso un palo in apertura. Con la difesa viola a guardare, in entrambi i casi. Altri cinque minuti, e Cerci è andato a cercarsi, con successo, l’espulsione con un calcio nel sedere a De Ceglie, sotto gli occhi del guardalinee, come reazione a una manata dello juventino. Non violento, un calcetto, ma plateale. Bergonzi non ha perso l’occasione per tranquillizzare Conte, ma non sarebbe successo niente se Cerci si fosse risparmiato quel gesto da torneo dei bar. In altri tempi viola, era più facile vedere entrate dure, decise, contro la Juventus, che cosette del genere. La Juve forse mai, a memoria, è passata così tranquillamente da Firenze. E la Fiorentina ora deve prepararsi a soffrire. Proprio da Firenze, dove tante volte ha avuto vita dura, la Juventus riprende lo slancio nell’inseguimento al Milan, confortata dai gol ritrovati, in attesa di vedere che effetto avrà sui rossoneri l’effetto-Barcellona.

Un Milan sul velluto a Parma, nel giorno del ritorno in trasferta, dopo quasi vent’anni, di Silvio Berlusconi. La conferma di un suo prossimo rientro da presidente, e nel frattempo il segnale che nell’ambiente del Milan la febbre-Barcellona è molto alta, con mobilitazione conseguente, a tutti i livelli.

Due parole, in chiusura, sulla nazionale. La Lega ha bocciato all’unanimità gli stage chiesti da Prandelli. Altro che interesse comune. Una decisione sbagliata, ha commentato anche Petrucci, ma il potere politico nel calcio può far poco, da anni, nei confronti dei club. Quando la nazionale vince, siamo tutti fratelli d’Italia. Quando rischia di dare noia, e non c’è da salire su nessun carro, si diventa cugini, al massimo. Cugini d’Italia.

Enzo Bucchioni - la Nazione