sono nati entrambi nel 1977; altri tempi, tempi in cui la discomusic imperava, la scelta in tv era tra pochi canali e le università erano sconvolte dalle risse tra studenti di opposte fedi politiche. A pensarci ora sembra passato un secolo, sfumato nelle polaroid e nelle canzoni di Diana Ross. Eppure questi due over trenta sono ancora tra i migliori attaccanti della serie A. Pur se diversissimi in tutto: Antonio "Totò" è nato a Napoli, la città delle tradizioni e del mare, Luca proviene dall'appennino. Totò è piccolo di statura, agile, ama partire da lontano per puntare alla rete, Luca è il classico ariete da area di rigore. E Luca ha potuto alzare la Coppa del mondo, nel 2006, mentre il collega guardava la nazionale trionfare davanti alla tv. E se il modenese ha girato il mondo, da Palermo a Torino, da Monaco a Dubai, il partenopeo è fedele all'Udinese da ben nove anni, nonostante le sirene allettanti di tanti grossi club. Ma nonostante le differenze, i due un po' si somigliano. Sono due bomber veri, di quelli cui il tifoso si appella quando sembra che il pallone non voglia entrare. Con un guizzo sono capaci di risolvere una partita, anche se capita una sola palla. Hanno entrambi il senso dell'attimo, quello che fa la differenza tra un buon attaccante e un campione. Sono anni che Luca e Totò colpiscono quell'unica palla e decidono le gare. Non sentono il tempo che passa perché il solo momento che conta è proprio quello: l'attimo per tirare. Non importa se hai più di trent'anni, se nel frattempo la tv è diventata interattiva e al posto delle polaroid ci sono le fotocamere digitali. Un bomber non ha età. Sarà sempre giovane fino a che continuerà a cogliere l'attimo, a mettere tutta la forza in quella palla e a fare esplodere di gioia uno stadio.
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Toni, Di Natale e quell’attimo che conta
Li separano solo cinque mesi. Luca Toni e Antonio Di Natale
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