Il sorprendente progetto tattico di Paulo Sousa che ha portato la Fiorentina in testa per più di un terzo della stagione, ha come punto focale una sorta di quadrilatero nel cuore del campo, formato da un uomo d’ordine, ma di pensiero veloce, come Badelj, un centrocampista tutto campo come Vecino, un regista avanzato come Borja Valero e molto spesso un trequartista, Ilicic o chi per lui. Questo blocco, insieme a Rodriguez e all’incredibile Kalinic, è il cuore pulsante di questa splendida Fiorentina, oggi quasi intoccabile. Paulo Sousa appena arrivato a Firenze ha dovuto quasi subito cambiare il modulo forse a lui più caro e più spesso utilizzato fino a quel momento: il 4-2-3-1. Sicuramente per necessità vista l’assenza di esterni bassi adatti (i vecchi terzini), il lusitano ha dimostrato, ancor prima di partire, una grande apertura mentale a livello tattico e grande conoscenza degli uomini a disposizione in neanche un mese di lavoro estivo. Anche i centrali difensivi, Gonzalo compreso, hanno forse meno confidenza con questo tipo d’impostazione tattica. E allora via col 3-4-2-1 in fase offensiva, con Alonso e Błaszczykowski pronti ad aiutare sia in fase di ripiegamento che a proporsi come scarico e al cross nelle sortite offensive. Del loro grande equilibrio tattico ne beneficiano sicuramente anche i centrali difensivi nei rispettivi lati, che soffrono molto di più invece quando la fascia la fanno altri interpreti. L’infortunio del polacco ha complicato un po’ le cose ed ha costretto Sousa ad adattare sia Bernardeschi che a volte Rebic in un ruolo che certamente non faceva parte del loro bagaglio tattico. Forse”Berna” con il suo passato da ala (almeno fino alla Primavera era quello il suo ruolo, esterno davanti al terzino), ha dimostrato molta più confidenza e adattabilità rispetto a Rebic, che non bisogna dimenticare che è, e resta, una seconda punta che cerca di adattarsi per trovare minuti di utilizzo, anche se non è detto che possa riuscirci, nonostante i risultati fin qui emersi per lui siano piuttosto scarsi. Sono bastate quindi un paio di defezioni per far affiorare delle mancanze strutturali evidenti di questa rosa e quelle perplessità iniziali che molti avevano paventato. Questa situazione probabilmente ha complicato più del dovuto la crescita di un piccolo grande campione come Bernardeschi, che ha dovuto sacrificarsi tatticamente per tappare delle falle, anziché sbocciare definitivamente per quello che è oggi: un grande trequartista che può svariare sul tutto il fronte offensivo e nel cuore quadrato di questa squadra. Pasqual e Gilberto, non sembrano oggi al pari degli altri, con una piccola attenuante per il giovane brasiliano anche lui alle prese con un infortunio che l’ha tenuto fuori fino ai minuti finali di Basilea-Fiorentina. Suarez in mezzo al campo, purtroppo, oggi non offre alcun tipo di alternativa ai titolari e molto probabilmente sarà ceduto, in quanto il suo apporto finora è stato, quasi, dannoso. Non tutte le colpe sono sue e non sempre chi fa una cosa bene può farne altre nello stesso modo, magari semplicemente ha dei limiti. Il gioco funziona certamente alla grande, la posizione in classifica e i numeri non mentono (secondo miglior attacco, terza miglior difesa) ma sicuramente il mercato invernale dovrà tenere conto di tutto questo. Nessuno si aspetta voli pindarici, fenomeni acquistati a cifre roboanti, neanche Sousa credo. Ma giocatori funzionali alla causa, che possano coprire le mancanze e all’occorrenza farsi da parte (se necessario) quando tutti sono a disposizione. Un centrale difensivo veloce e magari meno border line di Roncaglia, un esterno basso che possa fare tutte e due le fasce e un centrocampista d’esperienza e sostanza, sono quello che oggi manca per completare questa rosa e sostenere davvero e fino in fondo questo piccolo-grande miracolo tattico di Paulo Sousa.
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Sousa tra tante certezze, ma sono bastate due defezioni per fare scattare l’allarme?
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Antonio Frati
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