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Senza infamia, e anche con qualche lode: Biraghi e Laurini, i terzini di Pioli

Per la prima volta dai tempi di Prandelli la Fiorentina è tornata a giocare stabilmente con la difesa a quattro. Hanno inciso le idee di Pioli, ma anche la disponibilità e le caratteristiche dei suoi laterali

Simone Torricini

Il terzino destro era una chimera, tratti di fantascienza e di utopia. Oggi ce ne sono addirittura due. E pazienza se il primo - Bruno Gaspar - ha già l'etichetta di flop appiccicata sulla schiena, perché il secondo - Laurini, piacevole sorpresa - si sta guadagnando la fiducia di tecnico e pubblico di gara in gara. Poteva andare peggio, visto e considerato che fino agli ultimissimi giorni di agosto Pioli poteva contare in rosa sul solo portoghese, oltre a Tomovic poi ceduto al Chievo. E poteva andare molto peggio a sinistra, dove la situazione non era certo più rosea: dopo una stagione vissuta con il solo Olivera a disposizione nel ruolo di terzino, con Pasqual approdato ad Empoli e Marcos Alonso che era già un ricordo, iniziare quella successiva con le stesse premesse sarebbe stato sconfortante. Quindi è arrivato a Firenze Biraghi, giocatore modesto e con tanti difetti ma che sin qui, complessivamente parlando, non ha demeritato.

Per la prima volta dai tempi di Prandelli la Fiorentina è tornata a giocare con una linea di quattro difensori, e lo ha fatto soprattutto per via delle idee di Pioli, uno che in carriera è sempre stato intransigente sotto questo aspetto. Va da sé che i suoi laterali, con le loro caratteristiche e soprattutto la loro disponibilità, gli abbiano facilitato le cose. Senza strafare, perché la prestazione esagerata non è nelle corde di Laurini né tantomeno in quelle di Biraghi, ma con umiltà e attenzione, i due terzini prescelti da Pioli in questa prima metà di campionato si sono inseriti positivamente nel progetto tecnico e hanno dato il loro contributo. Difensivamente (soprattutto il francese, difficilmente sotto tono in fase di schermatura) e offensivamente (qui nota di merito all'ex Pescara) il lavoro svolto nel complesso è stato sufficiente.

Laurini più basso e Biraghi più alto, Laurini più propenso al dialogo nello stretto e Biraghi più a suo agio nel lungo, Laurini più abile in marcatura e Biraghi più concreto in termini di occasioni create. Sono due giocatori diversi nella loro interpretazione del ruolo, complementari in un certo senso. Il che significa che entrambi possono e devono crescere in chiave collettiva. È un discorso che riguarda Biraghi più del francese, visto che il ruolo ha come priorità la fase difensiva, ma è giusto estenderlo a Laurini per completezza.

In queste prime diciannove gare di campionato l'ex Pescara ha servito 3 assist (uno da calcio d'angolo, a Pezzella contro il Bologna, e due da azione, entrambi a Simeone contro Roma e Milan), oltre 2 passaggi chiave di media a partita e altrettanti cross ogni 90'. Numeri che segnano un coinvolgimento piuttosto intenso all'interno della gara, e che giustificano parzialmente le carenze mostrate sporadicamente in fase difensiva. Non è un caso che Biraghi, dopo Kolarov, Florenzi e Lulic, sia il terzino con più passaggi chiave forniti in tutto il campionato, nonché il laterale di difesa a quattro con più chilometri percorsi mediamente ogni 90'. Dal canto suo Laurini, che nelle classifiche tematiche non eccelle, si è dimostrato un giocatore affidabile e costante, attento e sempre al suo posto. Non ha una corporatura imponente (anzi) né vanta doti eccelse in termini di velocità, ma la sua qualità nell'anticipo e nel leggere le situazioni che gli si vengono a creare attorno gli consentono di sopperire ai deficit di natura fisica. E pazienza se l'unico assist messo a referto è stato il bel cross a Simeone contro il Sassuolo: i tifosi hanno ancora negli occhi la splendida prestazione sfoggiata all'Allianz Stadium contro la Juventus e contro Manduzkic. Che, casualmente, pochi minuti dopo il forfait di Laurini ha approfittato di una leggerezza in marcatura di Gaspar per segnare il gol vittoria.

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