La Gazzetta dello Sport riporta alcuni stralci del libro scritto da Giuseppe Rossi dal titolo "A modo mio (My way)" che sarà presentato oggi pomeriggio. E il passaggio su quel Fiorentina-Juve 4-2 è da brividi. Inizia così:
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Ancora Rossi: “Quel 4-2 alla Juve, un’apoteosi da sogno”
Pepito e il racconto di quel 20 ottobre: “Sull’assist di Mati mi sembrava di volare. Sembrava un film”
«Ho segnato un gol al Real Madrid superando Cannavaro, i miei genitori erano in tribuna fra i tifosi del Madrid e soprattutto Nilde esultava, e papà ha dovuto tirare per il braccio mamma, che stava esagerando un po’ con l’esultanza... Mia madre sembrava quasi impazzita. Forse soltanto chi ha vissuto una vita come la sua può capire: si è fatta largo in un paese straniero, ha tirato su un figlio che è diventato calciatore e si è affermato in un paese straniero... Ce n’è abbastanza per provare una felicità oltre ogni limite. Un po’ come quella che ho provato io stesso dopo Fiorentina-Juventus. Era una partita sentitissima, e dopo il primo tempo, in cui eravamo andati sotto di due gol, era diventata un’impresa quasi disperata, ma alla fine si è tramutata in una specie di apoteosi...Quando sono entrato in campo mi sono sentito invadere da un’onda di calore, ma anche da un po’ di nervosismo. Di fronte a noi c’era la Juve, i rivali di sempre, che la Fiorentina non batteva da tempo; c’era l’aspettativa di riuscire a farlo, perché la squadra stava andando molto bene. Spesso succede che tu ti senta sulla cresta dell’onda, e che l’onda ti butti giù. Nel primo tempo siamo affogati. Non saprei spiegare come e quando è scattato qualcosa, ma so che nel secondo tempo il nostro atteggiamento è stato diverso, e il segnale è stato una parata fenomenale di Neto su Marchisio. Ho segnato il primo gol su rigore, poi ho ricevuto palla da Mati Fernandez, che l’aveva rubata a centrocampo. Ho superato uno juventino e mi sembrava di volare. Gol sul secondo palo, pareggio. Una cosa stupenda. Una scena da film, uno di quei film americani dove il fuoricampo arriva al momento giusto, o dove il cavallo macina metri su metri, riprende l’avversario e lo passa proprio sul traguardo. O se preferite un ultimo touchdown da rivedere mille volte per gustarlo di piu, proprio come succede al cinema, quando l’underdog , l’outsider, batte il favorito con un colpo di coda che non viene dalle gambe ma dalla testa e, più ancora, dal coraggio... Ero più stanco per l’emozione che per la partita appena giocata. Ho visto gente di quaranta o cinquant’anni che piangeva e l’emozione è stata incredibile. Venti ottobre 2013: difficile scordare quella data».
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