Un'intervista emozionante, toccante, nel corso della quale Daniele Pradè ha raccontato di esser stato positivo al Coronavirus (parole riprese dal sito di Sky Sport):
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Pradè: “Il virus è bastardo, l’ho portato in casa. Bisogna ricominciare a giocare, dopo la pandemia c’è il rinascimento”
Le parole del dirigente gigliato
Il Coronavirus? L’ho vissuta in prima persona e mi fa piacere parlare di questo perché mi sento portavoce e messaggero di determinati concetti che sono importanti. Il mio primo pensiero va a tutte le famiglie che hanno perso i loro familiari e li hanno persi in un modo tragico perché non hanno potuto dargli un saluto, una carezza e un bacio e non hanno potuto fare loro un funerale. Questo è il mio primo pensiero. I due messaggi: il primo è positività. Siamo nove persone in famiglia. Io ho portato il virus in casa, l’ho trasmesso a mia moglie, a mia figlia, ai miei cognati, alle mie nipoti e soprattutto ai miei suoceri, che sono stati ricoverati per 30 giorni, ma nella sfortuna erano allo Spallanzani, che è un ospedale di eccellenza per questo tipo di malattie. Il mio ringraziamento va a tutti i medici e a tutti gli operatori sanitari: noi viviamo della loro professionalità e della loro umanità.
Momento più brutto? Il momento più brutto è quando vedi che, nella tua famiglia, piano piano si ammalano tutti. E’ un virus subdolo, bastardo, fa male, non riesci neanche ad alzarti dal letto. Hai febbre alta, sudore, diarrea, tosse. Quando vedi tua moglie, poi tua figlia più piccola di 12 anni (adesso pesa 28 kg e mezzo, è in ripresa ringraziando Dio). Poi quando vedi che arriva un’ambulanza che porta via i tuoi suoceri, sono cose che ti toccano e che però abbiamo passato. L’altro messaggio che mi sento di fare è sul cambiamento. Come dobbiamo essere accorti: le precauzioni, le distanze, gli assembramenti. Io sarò un portavoce assoluto di questo, anche se lo ero già precedentemente. Da adesso lo sarò ancora con più forza.
Come ho intenzione di far passare il mio messaggio nel mondo del calcio? Noi, come Fiorentina, abbiamo avuto tanti casi. Ci siamo chiusi appena è successa questa cosa e abbiamo preso tutte le precauzioni possibili e immaginabili. Purtroppo però, in quel momento non c’erano i tamponi, non c’era il sierologico. Noi il virus già lo avevamo in casa e, stando all’interno di un centro, lo abbiamo sviluppato in tanti. La stessa cosa è valsa per la Sampdoria. Quando hai tante precauzioni, quando hai gli accorgimenti, il calcio e soprattutto lo sport può essere un veicolo giusto per far capire questa nuova nostra vita. Poi ci dovremmo convivere finché non si troverà un vaccino per questo.
Ricominciare a giocare? Sì sì, è importante ricominciare. Dopo che ci sono queste cose: le pandemie, le epidemie, c’è un rinascimento. E il rinascimento parte dalle cose popolari: lo sport è uno di questi. Il calcio è una panacea per tutti quanti noi. Oltre al fatto che ci lavorano almeno 100mila persone ma non solo, è un discorso a livello sociale.
Come mi immagino la ripartenza? Sarà una cosa graduale, ci dovremo convivere, dovremo abituarci. La cosa più brutta in senso assoluto sarà che all’inizio giocheremo senza tifosi ma è un male necessario in questo momento.
Chi mi è stato più vicino nel mondo del calcio e nel mondo della Fiorentina? Quello che è successo all’interno della Fiorentina è qualcosa di particolarissimo. Commisso vuole una famiglia: mi ha chiamato tutti i giorni, sia lui, sia la moglie Caterina. Joe Barone mi chiamava la mattina, all’ora di pranzo e la sera per sapere come andavano le cose. Dal mondo del calcio c’è stato nei miei confronti veramente un qualcosa di importante. Devo ringraziare tutti. Quando la gente dice ‘il mondo del calcio è un mondo brutto’, non è vero. E’ meglio di tanti altri mondi. Devo ringraziare tutti anche per la privacy che mi hanno lasciato. Tutti sapevate ma non c’è stata mai una riga per rispetto delle mie bambine, della mia famiglia. Questa è una cosa che ho molto apprezzato. Il presidente che mi è stato più vicino è stato Claudio Lotito e sua moglie Cristina Mezzaroma hanno chiamato tutti i giorni, conoscendo anche mio suocero da tanto. In questi anni oltre alla professionalità mi sono stati riconosciuti determinati valori umani. Ringrazio tutti, li abbraccio tutti.
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