La Fiorentina avrebbe già bisogno di lui, ma ci vorrà pazienza per vederlo in campo. Non si è dato scadenze Giuseppe Rossi, che ieri ha parlato per la prima volta da giocatore viola stentando un po' in una lingua che conosce ma non è la sua prima, cioè l'italiano. Avrà tempo di riabituarsi anche a quella, oltre che al campo e agli allenamenti con il pallone, senza fretta e senza voglia di rischiare. Prima però c'è da tornare nel New Jersey, per terminare il ciclo di terapie con l'amico fisioterapista Luke Buongiorno. Un altro mese, circa, da vivere "a casa", negli States e combattere lo stress da convalescenza in famiglia. Sembra un ragazzo molto semplice Pepito, che va spesso a cena dalla nonna, omaggia il padre (scomparso due anni e mezzo fa) con il numero di maglia e si emoziona per il saluto affettuoso ricevuto domenica dal Franchi.
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Pepito casa e famiglia, sulle orme di due stelle viola
Alla scoperta di Rossi. Quelle analogie con Batistuta e Baggio… (COMM.)
In quello stadio i tifosi sperano di vederlo presto, ma sul campo e con la maglia viola addosso, ripercorrere le orme dei grandi del passato. Da Batistuta a Baggio, due nomi non a caso, con cui Rossi ha già qualcosa in comune. La data di nascita con il primo, l'1 febbraio: quando Pepito nasceva nel 1987, l'argentino compiva 18 anni e stava per entrare nel calcio che conta attraverso le giovanili del Newell's Old Boys. A Firenze sarebbe arrivato quattro anni dopo, e all'età attuale di Rossi Batigol stava per diventare il Re Leone, con la stagione dei 26 gol e il record di Pascutti (1994/95). Con Baggio, che in viola arrivò da ragazzino, c'è una similitudine nella struttura fisica, con misure quasi identiche, ma soprattutto l'analogia con il suo arrivo a Firenze. Entrambi da infortunati al ginocchio, con Roby che dovette aspettare un'intera stagione prima di esordire con la Fiorentina, mentre per Rossi il peggio è già alle spalle. Sulle orme di Batistuta e Baggio, in attesa che possa fare altrettanto anche sul campo.
SIMONE BARGELLINI
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