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Nicchi vuole il terzo mandato all’Aia, la CF lo può fermare

Nella peggiore stagione “arbitrale” della sua gestione (già, è proprio vero che al peggio non c’è mai fine…), il presidente Marcello Nicchi non conosce pudore e oggi cercherà di resistere, …

Redazione VN

Nella peggiore stagione “arbitrale” della sua gestione (già, è proprio vero che al peggio non c’è mai fine...), il presidente Marcello Nicchi non conosce pudore e oggi cercherà di resistere, a colpi di minacce (col fatto che Renzi è stato un arbitro e che uno dei figli del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Delrio, fa il direttore di gara, pare abbia ventilato pure di bussare a Palazzo Chigi se non avrà ragione), al tentativo di “mediazione” della Federcalcio sul tema delle modifiche al Regolamento dell’Aia. E già, perché invece di ritenere l’Associazione che governa da sei anni una cosa trasparente e terza, prerogative proprie della figura dell’arbitro, vuole trasformarla in una “cosa sua”, estendendo il suo potere anche ad un terzo mandato. E per farlo è pronto alle carte bollate (bell’esempio di componente di servizio della Federcalcio), ai cavilli giuridici (studiati dal componente del Comitato Nazionale - o “Cerchio Magico” - l’avvocato Giancarlo Perinello), alle minacce (altro fulgido esempio di garanzia di terzietà) di rivolgersi anche fuori dall’ambito sportivo (sì, avete capito bene, e stiamo sempre parlando di arbitri, e quelli del calcio sono gli unici, fra tutte le federazioni sportive italiane, che hanno diritto di voto in Consiglio federale), nella fattispecie al Tar (anche se dovrà, il buon Nicchi, dimostrare che c’è un danno economico, visto che al Tar lo sport si può rivolgere solo per quello). L’anello debole, in Federcalcio, l’avrebbero identificato in «non c’è alcuna norma che permette a Nicchi di abbassare il quorum elettivo per il terzo mandato dal 66% al 55%. Ma non ce n’è neanche una che glielo vieta». In caso di bocciatura oggi in CF, Nicchi dovrebbe andare alla Corte di Giustizia federale e poi, eventualmente, al Collegio di Garanzia, presieduto da Frattini. Ma lì la sensazione forte è che lo giudichino inammissibile.

Mediazione. Questa mattina, prima o dopo il Comitato di presidenza, Tavecchio incontra Nicchi per cercare un punto di equilibrio. Diverse le ipotesi, una - parte Figc - sarebbe cedere sul quorum elettivo in cambio del ritiro di tutte le altre modifiche. Perché ci sono anche - fra le altre cose - le variazioni sulle modalità di composizione del Comitato dei Garanti (il presidente dell’Aia, invece di nominarne uno, vorrebbe nominare anche quelli che spettano a Figc e Coni) e al SIN, il Servizio Ispettivo Nazionale, l’organo che senza modifiche “deve” proporre - per gravi irregolarità - la presidenza anche del Presidente Nazionale, mentre con la modifica “può” e non più anche sul numero uno dell’Aia. Insomma, una sorta di immunità plenaria. La partita, virtualmente chiusa (il presidente Malagò e il Coni non avevano gradito quelle modifiche “pro domo sua” che il Corriere dello Sport-Stadio aveva denunciato a fine 2014), pare ancora tutta da giocare. L’idea è quella di non mettere nulla al voto. Vedremo...

Il Corriere dello Sport