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Gomez: “La mia astinenza era un tormentone. Ma i motivi…”

Il tedesco si sfoga: “Ad inizio stagione ero inquieto, ma adesso è tutto alle spalle. Posso giocare fino a 35 anni”

Redazione VN

L'attaccante della Fiorentina Mario Gomez è stato intervistato dal Kicker e ha raccontato l'inizio di stagione e il gol contro il Cagliari che gli ha tolto un bel peso: "Ad inizio stagione ero un po' inquieto perchè dovevo ancora completare il mio processo di inserimento nella squadra e trovare gli automatismi con i compagni. E quando non trovi la via del gol arriva l'inquietudine. In carriera ho spesso giocato male, ma segnavo e mi trattavano come un re. Sapevo che il gol sarebbe arrivato e adesso, per fortuna, il problema è finito. Mi sento sano come un pesce, non sento nessun dolore e non ho paura dei contrasti. Nei 16 mesi passati non ho mai disperato" ha detto l'attaccante viola. "Posso giocare fino a 35-36 anni" ha aggiunto Gomez parlando anche di Nazionale: "Prima del Mondiale dicevano che Low avrebbe giocato senza attaccanti di ruolo, ma poi Klose ha giocato quasi sempre. Spero di poter convincere il Ct anche se la concorrenza è molto forte". Infine qualche parola anche sul Pallone d'Oro e sulle chance di Manuel Neuer: "Ronaldo e Messi sono straordinari, ma faccio il tifo per Manu. Non è solo il portiere più forte al mondo, ma anche un ragazzo eccezionale con cui ho avuto la fortuna di giocare".

Gazzetta.it riporta qualche altro stralcio dell'intervista: "Si è detto che non segnavo da 259 giorni. Nessuno ricorda però che 200 sono passati fra infortunio e vacanze estive. La notizia era diventata la mia astinenza, e poco importavano i motivi. La domanda più importante era 'quando torni?', non 'come stai?'. Con titoli sul mio periodo senza reti si vendono più copie che con un titolo come 'Gomez desta una buona impressione fisica'. Noi calciatori siamo dei privilegiati, ma con la commercializzazione del calcio ormai siamo degli show-man, non più persone" ha detto Gomez. "In carriera non sono mai stato fermo così a lungo. Mi sono comprato un tavolo da Ping Pong perché avevo bisogno di adrenalina sportiva. Però mi faceva male il ginocchio e giocavo da seduto". E ancora: "Contro il Cagliari ho avuto una palla gol e volevo calciare così forte da mandare il portiere in porta con la palla. Ma è andata male: il pallone è finito in tribuna. Ho pensato a Jon Dahl Tomasson. Ci ho giocato insieme a Stoccarda ed era un maestro e un esempio per me. Non cercava mai la potenza, solo la precisione. E finalmente sono tornato al gol: che liberazione. Dopo una stagione nella quale sono svaniti tutti i miei obiettivi stagionali, dal mondiale alla finale di Coppa con la Fiorentina, avevo proprio bisogno di un gol".

SI. BARG.