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Ligas: “Della Valle scenda dal panfilo e voli basso”

Il noto giornalista Franco Ligas ha scritto la sua lettera in risposta a Diego Della Valle

Redazione VN

Ecco la lettera di Franco Ligas in risposta a Diego Della Valle:

"Francamente suo”...carissimo dottor Diego Della Valle, patron e padre padrone della Fiorentina, società di calcio fondata a Firenze nel 1926, lei non era ancora nato, da chi aveva visto lungo sul successo del legame affettivo dei tifosi con la squadra.

In questi decenni non sempre tutto è funzionato al meglio, ci sono state le sofferenze ma anche le grandi gioie.

Pensi che dopo il primo scudetto, a tempo di record, volò anche in Coppa dei Campioni e perse la finale perché il Real Madrid di Di Stefano era già una potenza politico/sportiva.

La Coppa dei Campioni era riservata ai vincitori dei campionati nazionali.

La Champion’s League, che lei conosce molto bene perché l’ha seguita e sostenuta, è tutt’altra storia.

Per quello che penso di lei sono convinto che l’amore con la Fiorentina non è mai sbocciato, non l’ha mai amata e la seguiva perché era ed è una delle sue tante aziende. Con tanto di dipendenti e di “clienti”.

L’ha utilizzata perché assicurava visibilità ma innamorarsi mai.

Ricordo... che quando, al mio microfono, venti minuti dopo Bayern-Fiorentina 2-1, diede del grasso all’arbitro Ovrebo quando invece i suoi strali doveva rivolgerli al secondo collaboratore che ignorò un fuorigioco lungo metri assegnando la vittoria ai tedeschi, capii che era un duro.

Ricordo... quando prese di mira l’allora governatore della Banca d’Italia, Fazio, mettendolo in un angolo, come chiuse all’angolo anche Geronzi, presidente delle Assicurazioni Generali di Trieste.

Ricordo...che In diretta tv Rai, ospite di Floris, mortificò il ministro del lavoro Saccani, fu molto pesante, giocando sulle sue conoscenze imprenditoriali cinesi. Oo9l

Ci provò anche con RCS ma il baby Ekan tanto piccolo non si dimostrò e la emarginò.

Succede, raramente, ma succede.

L’editoria è il suo grande pallino, la usa per mandare i suoi messaggi e i suoi ordini.

Ricorda.... quando nelle pagine interne de La Gazzetta dello Sport licenzio Prandelli?

Sempre su quelle pagine lo attaccò dopo il fallimento mondiale calcistico.

Per confermare che l’editoria è la sua cassa di risonanza più importate e strategica ieri si è rivolto alla sua ultima creatura: La Nazione.

Stavolta ha rinunciato alla simil intervista per far pubblicare una lettera aperta rivolta apparentemente a quei tifosi che in lei non credono più ma, sostanzialmente, è un rimbrotto alla politica locale e nazionale che lo hanno rilegato in un cantuccio.

Nella sua lettera, dura nel linguaggio come piace all’uomo e all’imprenditore, ha posto alcune domande, pleonastiche(?), ai tifosi e ai politici.

Mi consenta, patron, di riprendermi il microfono e farle qualche domanda:

A) È vero che l’operazione Fiorentina è partita grazie ai buoni uffici di Mastella e

D’Alema?