Riceviamo questa bella mail dal nostro lettore Lorenzo e gliela pubblichiamo volentieri
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Lettera aperta: C’era una volta lo sport
Riceviamo questa bella mail dal nostro lettore Lorenzo e gliela pubblichiamo volentieri C’era una volta lo sport. Inizierebbe così una di quelle favole che un tempo i nonni raccontavano …
C’era una volta lo sport. Inizierebbe così una di quelle favole che un tempo i nonni raccontavano ai bambini. Con morale, trionfo del bene e innocenze inviolabili. Tutto questo, però, appartiene all’universo idealtipico dell’utopia. Pieno di dicotomie e manicheismi: giusto e sbagliato, vero e falso, prìncipi e streghe cattive. Tutto pronto a ribaltarsi ed a mescolarsi nell’inaspettato fluire della storia: il brutto diviene bello, il crudele si converte e, quasi mai, ci sono vittime lasciate da sole a morire durante il cammino.
La realtà, ho imparato crescendo, è un po’ diversa e non c’è niente che si possa fare per combattere l’inesorabilità delle sfumature e dell’umana crudeltà, ma questa è un’altra storia.
Nel piccolo, però, qualcosa mi sento di poter dire, o fare, se qualcuno, che come me crede ancora nei valori del più celebre tra i passatempi, mi vorrà seguire.
Mi chiamo Lorenzo Fontani, lavoro e studio, ho trent’anni, sono abbonato Sky, pago il canone televisivo e, quando tempo e denaro me lo consentono, seguo le partite allo stadio. Come me ce ne sono milioni, ognuno con le proprie storie e le proprie diversità - ed ognuno - col diritto di esprimere il proprio dissenso. Anche in politica, campo estremamente più complesso, esiste il referendum di iniziativa popolare. Mi chiedo allora perché nel calcio non possa essere proposto un cambiamento dal basso, quella riforma che da decenni aspettiamo, invochiamo e, da decenni, non arriva.
Non parlo per campanilismo, né per tifo, ma soltanto per il piacere di avere una, UNA, cosa onesta in questo paese. Non sono uno stupido, o un idealista, so che i soldi e gli interessi che ruotano attorno al mondo del calcio travalicano qualsiasi senso di moralità, però è un sistema che si regge, sopravvive e prolifica sull’audience dei tifosi e degli appassionati. E come tale specula sulle masse, sui numeri e sulla brevità mnemonica dei sentimenti.
Quindi chiedo a chiunque fosse interessato di proporre, con serietà, dei nuovi punti per un nuovo regolamento, oppure semplicemente di porre il proprio nome e far girare questa lettera.
Qualsiasi stemma, qualsiasi colore, un solo sport. Senza scommesse, senza Calciopoli, con una classe arbitrale regolarmente iscritta all’albo, ben retribuita e radiabile in caso di errori gravi o favoritismi.
Uno possono ignorarlo. Mille possono ignorarli. Anche uno stadio intero può essere ignorato. Ma il motore, la benzina, la terra sulla quale si è radicato l’intero sistema non può essere ignorato.
Per chi è stanco di un calcio sporco, stadi vecchi, dietrologie da ufficio indagini, razzismi, violenze, arbitri e classi dirigenti inadeguati. Per chi è stanco dell’ennesimo analista che dirà: ”adesso il Calcio italiano dovrà interrogarsi sul futuro”. Per chi è stanco di vedere gli altri Paesi che coniano nuovi modelli da seguire. Per chi è stanco di non seguirne mai nessuno. Per chi crede che almeno l’intrattenimento ce lo meritiamo pulito.
Basta una firma. Anche solo per dire di averci provato.
Viva il calcio, Lorenzo
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