Caro Jovetic, anche se lei è da cinque anni a Firenze, non so se ha ancora capito cosa potrebbe significare per i tifosi viola, se solo volesse. Dal momento del suo esordio, il 31 agosto del 2008, proprio contro la Juventus (ricorda? finì 1 a 1), la città ha cercato in lei l’erede di Julinho, Hamrin, Antognoni, Baggio, Batistuta, Rui Costa. Non è una questione numerica di gol o di assist. E’ il desiderio di poter essere orgogliosi di un proprio giocatore. Di sentirsi rappresentati. Di potersi fidare. Il valore reale, per i tifosi, non è quello che si sente strombazzare durante il calcio mercato. Tanto ogni cifra va bene e non c’è mai la controprova. La quotazione la danno i piccoli tifosi viola quando si scambiano le figurine Panini e per un doppione di Jovetic ne vogliono almeno cinque. Lei ci ha dimostrato di essere un giocatore baciato dal talento. Certi colpi non si inventano, non si improvvisano. La sua partita contro il Liverpool continua ad emozionare, anche se oggi è solo un pallido ricordo. Cosa le è successo? Possibile che gli infortuni abbiano minato la sua fiducia in se stesso al punto da renderla irriconoscibile?
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Lettera aperta a Jovetic: prenda spunto da Nino
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