Se i rigori di Lazio-Siena cancellano i primi minuti di diretta Rai della Fiorentina (che tristezza), va detto che in realtà i commenti televisivi sulla partita ci aiutano a capire cosa sia successo a Udine. Ce lo ha spiegato bene il collega della Rai nelle interviste del dopo gara. Il tono è quello di chi si chiede come abbia fatto una brillante Udinese a farsi eliminare dalla Coppa da una Fiorentina così e così (giudizio rispettabile ma anche molto discutibile). Basta guardare la faccia di Montella davanti a questa domanda per comprendere il grande significato di questi quarti di finale presi in casa di un avversario importante. E cioè: sì certo, abbiamo giocato meno bene di altre volte, ma capita che se vuoi conquistare a tutti costi qualcosa tu debba anche saper soffrire. E questo ha fatto la Fiorentina. Un gol e un grande lavoro difensivo, anche se parlare di “catenaccio” sarebbe fuorviante e ingiusto nei confronti di una squadra che cerca sempre il gioco e comunque le sue occasioni per chiudere la partita le ha avute eccome.
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La Repubblica: Neto merita la Fiorentina
Il portiere è stato il migliore in campo. L’articolo di Ferrara
Forse però è la prima volta che possiamo dire che il migliore in campo è stato il portiere. E questo significa due cose: che anche se messa alle strette la Fiorentina ha saputo restare concentrata senza mai perdersi in pericolose paure e che Montella potrebbe aver trovato davvero il portiere che cercava. Perché Neto è stato bravissimo. Sempre piazzato, sempre sicuro, tra interventi di routine e prodezze salvatutto come quella palla scacciata dall’angolo dopo un colpo di testa di Di Natale. Perché poi, diciamoci la verità: a quell’età (cioè 23 anni) un portiere deve giocare per crescere e fare esperienza. Nella Fiorentina, se la merita. O altrove, se un tecnico pensa che non sia il caso di rischiare. Questo per dire che su di lui andrà fatta presto comunque una scelta. E presto significa da qui a fine stagione, quando sui portieri (e anche sulle reali potenzialità del buon Viviano) tutto sarà più chiaro. La base di questo discorso è semplice e ovvia: se una squadra ha grandi obiettivi il suo numero uno deve portare punti in classifica, non farli perdere per strada. Che sia Neto o Viviano, poi, lo deciderà Montella. Intanto applausi per il brasiliano, che a Udine ha contribuito al passo avanti in Coppa. Per il resto c’è poco da dire: Borja Valero ormai lo conosciamo bene. L’assenza di Pizarro ha complicato un po’ le cose ma lo spagnolo ha tenuto botta e guidato una squadra che caratterialmente gli somiglia parecchio. Una squadra che ha sofferto e vinto. Un gruppo ancora più forte di prima, perché il calcio non può essere sempre e solo bello. E questo anche Guidolin dovrebbe saperlo.
Benedetto Ferrara - La Repubblica
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