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Un acuto e le zone d’ombra: Muriel, tra segnali e attenuanti

Pochi palloni giocati, nessun tiro ed un muro come Nkoulou alle spalle: l'esordio da titolare di Luis Muriel si riassume così

Simone Torricini

TORINO – Luis Muriel in campo dal primo minuto è stata l'unica vera novità nella Fiorentina che ieri pomeriggio ha strappato al Torino la qualificazione ai quarti di Coppa Italia. Nessuna sorpresa, visto che un suo impiego dall'inizio era stato già pronosticato nei giorni precedenti, ma tanta curiosità nei suoi confronti dopo cinque giorni di ritiro in cui aveva già lasciato intravedere le qualità che da anni la critica gli riconosce: scaltrezza, velocità d'esecuzione, lettura degli spazi. All'Olimpico il colombiano è tornato in campodopo un mese esatto dall'ultima presenza ufficiale con il Siviglia (13' in Europa League contro il Krasnodar il 13 dicembre). Obiettivo: muovere il primo passo per inseguire la condizione ottimale.

E non si è visto granché, se non in un breve frangente intorno al 20' quando è penetrato in area e ha messo in mezzo un pallone invitante per Chiesa, arrivato in leggero ritardo all'impatto. Il primo tempo di Muriel è stato più che altro l'occasione per avvicinarsi alle dinamiche di squadra in un test vero, anche perché di palloni giocabili non ne sono arrivati e con Mirallas e Chiesa, come lui poco precisi nel primo tempo, non è stato in grado di dare sfogo alla fase di costruzione dei suoi. Tanta corsa e poco pallone, in attesa di tempi migliori. Lo certificano i numeri: oltre allo zero alla voce tiri, tra gli undici titolari il colombiano è stato il giocatore con meno palloni giocati (appena 16 in 66') e quello con meno passaggi riusciti (9).

A creargli più di qualche problema è stato Nkoulou, l'ottimo centrale del Torino che in appena 74' di gioco ha messo insieme 8 recuperi (il migliore in questo senso tra i viola è stato Fernandes con 5). Non è un caso (e Mazzarri in conferenza stampa lo ha sottolineato) che i due gol della Fiorentina siano arrivati a causa di disattenzioni difensive quando l'ex Marsiglia era già uscito. I tentativi di combinazione con i compagni di reparto sono stati sporadici e soprattutto inconcludenti, segno che il feeling tra gli avanti ha ancora bisogno di essere affinato. Un discorso tranquillamente allargabile a Simeone, che proprio a Muriel ha fatto spazio ed è il primo, spesso, a soffrire la sindrome da isolamento dell'attaccante centrale nel 4-3-3 di Pioli. Nelle prossime settimane i due continueranno verosimilmente ad alternarsi, con il tecnico che cercherà di ottenere il massimo da entrambi. La prima di Muriel intanto è andata così così, ma il tempo degli allarmismi è lontano anni luce.

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