Vi proponiamo un articolo pubblicato lo scorso anno sul sito del Museo della Fiorentina lo scorso anno nel Giorno della Memoria. A distanza di un 365 l'essenza non si è persa, anzi...
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La Fiorentina ed il Giorno della Memoria
Vi proponiamo un articolo pubblicato lo scorso anno sul sito del Museo della Fiorentina lo scorso anno nel Giorno della Memoria. A distanza di un 365 l’essenza non si è …
Oggi non è una lunedì come tutte le altre. Il 27 gennaio, data dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, infatti, si celebra in Italia - grazie ad una legge dell’anno 2000 - ed in molte altre nazioni la giornata della memoria per commemorare le vittime del Nazismo e dell’Olocausto. Anche il Museo Fiorentina, in questa giornata colma di strazianti storie umane devastate dalla follia e dal male che hanno segnato per sempre milioni di famiglie, desidera unirsi alla volontà di divulgare per non dimenticare ricordando oggi tre suoi ex giocatori, che hanno scritto pagine importanti della storia viola, morti per mano dei nazisti o dei fascisti. Si tratta di Armando Frigo, Bruno Neri e Vittorio Staccione, quest’ultimo inserito dall’ottobre scorso nella Hall of Fame Viola. Sono tre centrocampisti, tre Uomini che hanno pagato con la propria vita il prezzo della nostra libertà.
ARMANDO FRIGO. Il mediano, nato a Clinton negli Stati Uniti il 5 agosto 1917 da emigrati italiani, arriva a Firenze dal Vicenza nel 1939/40. Rimane in viola per tre stagioni, fino al 1941/42 quando, al termine di quest’ultima stagione, viene ceduto allo Spezia. Colleziona in maglia viola 46 presenze in campionato, realizzando 6 reti. Vince la Coppa Italia nel 1939/40, pur non giocando la finale con il Genova. È, però, tempo di guerra: Frigo in qualità di ufficiale di fanteria viene mandato prima a Fossombrone e poi in Croazia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 tra l’Italia e gli angloamericani rimane a combattere contro i tedeschi, ex alleati del nostro paese. È catturato dai nazisti e fucilato insieme a tre ufficiali il 10 settembre di quello stesso anno a Crkvice in Croazia. Frigo, anche in guerra, non dimentica la sua Fiorentina. Tra i documenti che ha in tasca al momento dell’uccisione e che vengono riconsegnati alla famiglia c’è anche la sua tessera di giocatore viola.
BRUNO NERI. Bruno Neri, centrocampista, è conosciuto per assurdo più per le vicissitudini che lo privarono della vita ancor giovanissimo piuttosto che per la carriera in maglia viola. Bruno a 16 anni era già titolare del Faenza e nel 1929 passò alla Fiorentina. Dopo aver contribuito a portare la squadra viola in serie A il giovane faentino sfiorò lo scudetto nella stagione 1934/35 e fu protagonista della prima avventura ufficiale in campo internazionale, con la Fiorentina impegnata in mitiche trasferte nell'Europa dell'Est. Durante la sua carriera in viola realizzò un’unica segnatura all’Arena di Milano contro l’Ambrosiana di Meazza e Demaría. Al 26’ minuto a seguito di un calcio d’angolo, Neri, piazzato al limite dell’area, riceve palla e lascia partire un potente tiro a mezza altezza che colpisce prima il palo e poi il portiere Smerzi. La palla, prima che il numero uno nerazzurro la recuperi frettolosamente, oltrepassa la linea bianca e l’arbitro Melandri di Genova accorda la rete nonostante le vibranti proteste dei padroni di casa. Era il 29 novembre 1931 e l’incontro terminò in parità per il successivo pareggio di Peppino Meazza. L’esordio assoluto in maglia viola avvenne il 27 ottobre 1929 durante l’incontro Fiorentina-Fiumana valido per il campionato di serie B. Durante il periodo fiorentino, disputò anche due incontri nella Nazionale dei cadetti. Il debutto avvenne proprio a Firenze l’8 maggio 1932 contro l’Ungheria. In mediana trovò l’amico e compagno di squadra Giuseppe Bisogno con il quale contribuì alla sonante vittoria di quel giorno per 4-2 sui magiari. Complessivamente furono tre le sue presenze nella Nazionale maggiore messe insieme quando aveva già lasciato la Fiorentina. Nel 1936 venne ceduto alla Lucchese. Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'otto settembre 1943, Bruno Neri aderì all'O.R.I., Organizzazione per la Resistenza Italiana, diventando vice comandante del battaglione Ravenna con il nome di battaglia di Berni e nelle file della quale partecipa attivamente alla lotta contro gli occupanti tedeschi. Morì nell'estate del 1944, il giorno 10 di luglio, all'età di 34 anni, in seguito alle ferite riportate dopo uno scontro a fuoco con le truppe germaniche presso l’eremo di Gamogna.
VITTORIO STACCIONE. Il nome di Vittorio Staccione è legato agli anni pionieristici della Fiorentina. Il regolamento dell’epoca permetteva ai Clubs di schierare immediatamente i giocatori acquistati: la Fiorentina acquisì Staccione al termine dei campionati nell’aprile del 1927. Scese quindi in campo con i colori biancorossi già nella stagione stessa 1926/1927 sia nella storica prima partita internazionale della Fiorentina contro il Lugano, sia nella Coppa Leandro Arpinati disputatasi tra aprile e maggio del 1927. Torinese di nascita, crebbe nelle giovanili granata: si trattava di un centrocampista che, per i moduli tattici dell’epoca, rappresentava il difensore centrale aggiunto davanti alla difesa con ulteriori compiti di prima impostazione del gioco di rilancio. E’ stato l’unico giocatore a vivere direttamente da protagonista tutte le più importanti vicende delle neonata AC Fiorentina: gli esordi al Bellini, la maglia biancorossa, la maglia viola e la cavalcata, durata quattro anni, verso la meritata serie A. Nell’ultima stagione fiorentina formò un prezioso tassello di quella che sarebbe diventata la mediana da sogno insieme a Bruno Neri e Mario Pizziolo. L’unico rammarico è proprio quello di non aver disputato incontri nella massima serie con la maglia viola e di non aver mai calcato il prato del Giovanni Berta. Nel 1931, infatti, il Marchese Ridolfi, deciso a costruire una squadra di vertice, fece arrivare a Firenze tra gli altri Alfredo Pitto dal Bologna, già Nazionale azzurro, e per Vittorio Staccione fu decisa la cessione al Cosenza. Al suo attivo con la Fiorentina 13 presenze in prima divisione, 25 in divisione nazionale, 57 in serie B, 1 nella Coppa Arpinati e 6 nella Coppa Federale.
La Sua vicenda umana e familiare ci restituisce un Uomo segnato dalla storia e che ha cercato di cambiare la storia stessa. Attivista politico insieme al fratello Francesco, subì più volte l’arresto da parte del regime, sino alla deportazione il 13 marzo 1944 nel campo di concentramento austriaco di Mauthausen, dove, nel marzo del 1945 a poche settimane dalla liberazione e a soli 41 anni, perse la vita.
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