L’idolo delle folle, il portabandiera del carattere sanguigno del tifo viola, il coraggioso condottiero gigliato: questo era il Roncaglia tanto acclamato nella prima parte di stagione. Tra prestazioni esaltanti e prove di carattere, il difensore argentino diventa il beniamino della città portando a fenomeni che poche volte accadono: libri a suo nome con aforismi che battono il miglior Chuck Norris e su tutto il web spuntano fan club e immagini che lo ritraggono come l’ultimo vero gladiatore della nostra era calcistica.
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In principio era Facundo, adesso…
Da fenomeno a partente nell’arco di pochi mesi, il percorso dell’ex Boca
Poi arriva gennaio: Facundo, tra acciacchi vari e distrazioni sul campo, precipita nel mondo duro e catenacciaro del calcio italiano. Con il Pescara e il Catania tracolla sbagliando qualcosa di troppo e contro la Juventus mostra il fianco fino a essere colpito gravemente: perde il suo posto da titolare e mostra un’inaspettata maschera da classico difensore sudamericano impacciato e stordito. Le notizie sul fronte del mercato non aiutano: la proposta di 8 milioni del Rubin Kazan fa gola a molti tifosi ed anche alla dirigenza viola.
Ed eccoci al finale di stagione: una Fiorentina spumeggiante tartassa e sbeffeggia gli avversari fino ad arrivare alle soglie del terzo posto. Tutto l’ambiente è in festa e gli attori delle imprese viola vengono innalzati ad eroi: Ljajic è il nuovo campione, Aquilani la nuova spina nel fianco di tutte le difese e Cuadrado è una vespa impazzita che confeziona gol e assist. Sul carro dei vincitori, però, manca il buon Facundo, bistrattato e dato sommariamente per partente. E’ vero, è infortunato, ma la figura del Roncaglia lottatore si è persa irrimediabilmente in quel mese di gennaio che tanto ha penalizzato la Fiorentina di Montella. L’ex-idolo argentino si è perso nelle sconfitte di inizio 2013 e chissà se mai riuscirà a risorgere veramente portando ancora la bandiera del tifo e del carattere viola.
ARTURO LEONCINI
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