Il sabato del villaggio viola è finito prim’ancora che l’arbitro Bergonzi fischiasse tre volte. Senza cenni convenzionali: un abbandono spontaneo, via via che il risultato si faceva sempre più rotondo. I padri hanno tirato dritto, tenendo stretti in mano i loro figli, portandosi a casa tutta la rabbia che avevano in corpo. Gli altri, si sono assiepati davanti all’uscita della tribuna, davanti al bar Marisa. Il grosso della curva Fiesole, ma non solo. E della poesia del pensiero di un’impresa che aveva accompagnata la vigilia, resta solo il pessimismo per un futuro che si fa più nero.
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I tifosi: “Andate a lavorare”
Assedio fino a mezzanotte. La rabbia viola raccontata da la Nazione
Tecnicamente, una contestazione. Praticamente, uno sfogo di pancia, una reazione d’istinto al disastro a cui tutti avevano assistito. I Della Valle, la squadra, Corvino. Nessuno è stato graziato o giustificato. Accuse indistinte ma pesanti, urlate a squarciagola, cadenzate da quella parola impensabile fino a qualche mese fa: serie B.
I toni sono accesi, ma la rabbia resta nei cordoni tesi dal questore Zonno in persona. E’ lui a coordinare l’ordine pubblico. E’ sempre lui ad organizzare anche qualche stratagemma per ingannare gli irriducibili che s’attardano oltre la mezzanotte per aspettare l’uscita di una squadra che invece, come in campo, non si è vista.
Il disastro viola ha fatto passare in secondo piano pure la storica rivalità fra le due tifoserie. Eppure, alle cinque del pomeriggio, il Campo di Marte è già rovente. Arrivano i primi pullman degli ospiti, vengono ammassati all’uscita di Firenze Sud e poi incanalati verso il parcheggio della Costoli. Il 118 interviene per quella che sembra una scazzottata, ma il contingente delle forze dell’ordine è imponente. Al prefiltraggio, la polizia intercetta tre fumogeni nascosti addosso ad altrettanti supporters bianconeri: denunciati e rischiano il daspo. Poi si comincia. I parrucchini sbeffeggiano Conte, ma i primi quarantacinque minuti consegnano ai trentacinquemila del Franchi una squadra spenta e rassegnata. Fischi.
Tra il primo e il secondo tempo, complice una transenna spuntata nel formaggino, il clima si fa teso tra il settore ospiti e la Ferrovia. Ma quando la Juve fa il quarto, l’obiettivo degli ultras non sono più i rivali a strisce. La Fiesole si svuota, i tifosi confluiscono sotto l’uscita del settore più nobile del Franchi. Anche la tribuna perde le staffe e lancia oggetti contro Andrea Della Valle e l’ad Mencucci.
E il preludio dell’assedio che durerà un paio d’ore. «Se andiamo in B vi facciamo un c... così», «A lavorare, andate a lavorare», «Fuori le p....», «Buffoni», «Vergognatevi». Tra uno slogan e un insulto, s’accendono i fumogenti ed esplodono i petardi.
Chi voleva vedere in faccia la squadra, però, si è dovuto accontentare di un pullman vuoto, diretto al deposito. Il dribbling fallito in novanta minuti a Cerci e compagni, è riuscito nel dopo partita: i giocatori hanno eluso la contestazione lasciando lo stadio da uscite secondarie.
Stefano Brogioni - la Nazione
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