Salvo clamorosi colpi di scena, al momento impensabili (LEGGI), la panchina della Fiorentina tornerà a parlare lingua straniera. Paulo Sousa sarà il secondo allenatore straniero della gestione Della Valle. Superfluo ricordare che il tentativo precedente, targato Sinisa Mihajlovic, non era andato affatto bene. Evidentemente i proprietari viola non sono scaramantici se hanno deciso di riprovarci un'altra volta, peraltro di nuovo per affidargli una squadra reduce da un ciclo importante (Prandelli allora, Montella oggi). Per il serbo uno score fallimentare con un 9° posto e un esonero rimediato dopo due mesi della stagione successiva.
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Fiorentina, quando lo straniero siede in panchina…
Da Mihajlovic fino a Lazaroni: esoneri e fallimenti per i “predecessori” di Sousa. Ma c’è chi ha fatto la storia viola
Andando a ritroso nella storia recente della Fiorentina, si scopre che anche i predecessori di Mihajlovic erano andati incontro ad addii prematuri. Era successo a Fatih Terim, stagione 2000/01, sostituito dal debuttante Mancini per frizioni con Cecchi Gori, più che per risultati deludenti (anche se dopo un ottimo inizio la squadra aveva subito un netto calo). Per la cronaca la stagione si concluse con il 9° posto e con la vittoria in Coppa Italia. L'ultimo straniero prima di Terim era stato il brasiliano Sebastiao Lazaroni, primo tecnico della gestione Cecchi Gori ingaggiato dopo l'esperienza da Ct della Seleçao. Nella prima stagione non andò oltre una tranquilla salvezza ma l'anno successivo fu (pure lui) esonerato dopo un pessimo inizio di campionato.
Insomma per ritrovare un allenatore straniero che abbia fatto bene alla Fiorentina bisogna andare parecchio indietro. Almeno fino ad Sven Goran Eriksson che dall'87 all'89 offrì un buon gioco con la FIorentina di Baggio e Borgonovo centrando un 8° e un 7° posto, quest'ultimo utile per conquistare la qualificazione Uefa dopo lo spareggio vinto con la Roma. Meglio ancora fece il suo predecessore Niels Liedholm, con un 5° e un 4° posto in campionato, ma parliamo dei primi anni '70. E di una squadra che aveva ancora una discreta eredità dello scudetto 68/69, vinto con uno straniero in panchina, l'argentino Bruno Pesaola. Una tradizione, quella dei tecnici stranieri alla Fiorentina, inaugurata addirittura ai primissimi passi della nascita del club, con l'ungherese Karoly Csapkay. Una tradizione che proseguirà, dunque, col primo portoghese della storia viola. Sperando che possa invertire la tendenza degli ultimi anni.
SIMONE BARGELLINI
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