Com'è strano il mondo. Più di un tifoso della Fiorentina avrebbe fatto carte false per vedere Eusebio Di Francesco sedersi sulla panchina viola tre anni fa, quando dopo il corteggiamento di Corvino preferì sposare il progetto Roma. Oggi la maggioranza storce la bocca. Nel mezzo il 7-1 di Coppa Italia al Franchi, l'esonero da tecnico giallorosso e soprattutto la disastrosa (e frettolosa) parentesi alla Samp conclusa con le dimissioni, ma anche un brillante terzo posto con i capitolini ed una finale di Champions sfuggita per un soffio nel doppio scontro con il Liverpool. Il tempo ed i risultati cambiano inevitabilmente la prospettiva di una piazza passata dal basso impero dellavalliano alle rinnovate ambizioni ispirate dal nuovo corso societario. Ancora di più se il sentimento comune - e ci mettiamo anche la stagione in corso - invece di rispecchiarsi nei risultati, viene continuamente frustrato da un mix letale di mediocrità e incertezza.
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Di Francesco, tempo e ambizioni cambiano la prospettiva. Un po’ di sano realismo e la riflessione sui risultati e la fase difensiva
Tre anni fa era il sogno della piazza viola, oggi è considerato solo una seconda scelta. Eppure non ci sono solo il 7-1 e le difficoltà alla Samp...
Succede così che Eusebio da Pescara, chiamato così dal padre per onorare il fuoriclasse portoghese, finisce per essere considerato una seconda scelta, un ripiego. Neanche di quelli troppo graditi per qualcuno. Eppure, al di là delle ambizioni, che comunque non contano poco, dovremmo avere la franchezza di guardarci allo specchio valutando le situazioni per ciò siamo oggi: una realtà in fase di ricostruzione. Con tanta voglia di tornare protagonista, ma comunque reduce da due campionati di basso livello. Senza coppe, senza nomi da prima pagina (fatta eccezione per Ribery) e ancora molto lontani dalle squadre che da anni occupano stabilmente le zone europee. Non si tratta di pensare in piccolo ma di prendere in considerazione l'idea di ripartire insieme. Oppure di crescere fianco a fianco, come preferite. E questo vale per Di Francesco così come per la maggior parte degli altri allenatori accostati alla Fiorentina nelle ultime settimane.
Ripartire dal bello - senza la presunzione di avere in mano la risposta giusta - può essere una via per uscire dal grigiore. Senza follie, ovviamente. Perché se davvero Di Francesco diventerà il nuovo allenatore della Fiorentina servirà un equilibrio diverso rispetto a quello fatto vedere a Genova o nel 7-1 di un anno e mezzo fa. A proposito di fase difensiva: l'ex tecnico della Roma non ha mai fatto mistero di ispirarsi a Zeman, ma è anche vero che, tranne qualche eccezione da matita blu, negli ultimi anni le sue squadre hanno saputo reggere discretamente il peso della trazione offensiva. E' il caso del Sassuolo 2014/2015 e 2016/2017 (gol incassati più o meno in linea con i piazzamenti al 12° posto), del Sassuolo 2015/2016 (6° in classifica con la 4ª difesa) e della Roma 2017/2018 (3ª con la 2ª retroguardia meno battuta). Difesa alta e pressing a tutto campo non sempre sono sinonimi di vulnerabilità. Il rischio? Scommettere su un tecnico voglioso di rivalsa ma reduce da un anno e mezzo fortemente negativo. L'esperienza con Montella insegna. E TU, COSA FARESTI? PARTECIPA AL NOSTRO SONDAGGIO!
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