«Sono amareggiato, anzi inc.... E’ una sconfitta senza giustificazioni, chiediamo scusa a tutta la città. E’ una partita che potevamo giocare in altro modo, non doveva succedere quello che invece è successo. Cerci? Lasciamo perdere adesso». Mancano pochi minuti alle una di notte quando Andrea Della Valle, pallido e con un filo di voce, appare nell’atrio d’ingresso della tribuna d’onore. Il patron viola è chiaro e manda un messaggio alla città: «La nostra priorità adesso è fare quadrato attorno alla squadra, la società sta cercando di ripartire, unita come e più di prima. Ora dobbiamo pensare al Genoa. Io sono qua e la faccia ce la metto sempre, il mister è amareggiato, mentre i ragazzi sono inferociti con loro stessi. Sono incavolato, però non sono andato via. I giocatori si sono confrontati al termine di una serata drammatica: con la Juventus non doveva finire così. Lo so da dieci anni, da quando sono arrivato a Firenze che questa è una partita speciale. La squadra ne deve venir fuori e sono convinto che ne usciremo con il nostro allenatore, certi ragionamenti li faremo a maggio».
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Della Valle: “Ne verremo fuori”
«Sono amareggiato, anzi inc…. E’ una sconfitta senza giustificazioni, chiediamo scusa a tutta la città. E’ una partita che potevamo giocare in altro modo, non doveva succedere quello che invece …
La disfatta era iniziata al decimo del secondo tempo. Dopo il terzo gol della Juve, autore Marchisio, il popolo viola lascia gli spalti. Escono centinaia di tifosi dalla curva Fiesole per andare a raggrupparsi di fronte al bar Marisa. E’ la notte più buia per la Fiorentina. Andrea Della Valle, che all’inizio della partita era stato addirittura applaudito, non ha ripreso il suo posto all’avvio della ripresa. E, per precauzione, gli viene consigliato di scendere negli spogliatoi prima che la contestazione divampi. Ma ormai gli argini sono rotti. Nessuno pensa più alla partita e il Campo di Marte rimbomba di cori del tipo: «A lavorare, andate a lavorare…». E ancora: «Se andiamo in B, se andiamo in B vi facciamo un ... così».
Si diffonde la voce che la famiglia Della Valle voglia mollare, se ne voglia andare. Ma si tratta di rumors senza nessuna conferma. La Juve segna il quarto gol e la tribuna vip, bersagliata di grida e cori, si svuota rapidamente. Scappano tutti. Il sindaco, Matteo Renzi, è stato fra i primi a uscire. A testa bassa, deluso e quasi mortificato, se ne va Paolo Padoin, il prefetto viola. Che proprio alla partita con la Juve aveva legato uno degli ultimi eventi del suo essere «rappresentante del governo a Firenze» prima della pensione. Non ci sono più Sandro Mencucci, né gli ospiti eccellenti: Carlo Conti e il ct, Cesare Prandelli con la fidanzata Novella Benini. Chi osserva la fuga si lascia andare a paragoni imbarazzanti: «Siete come Schettino, siete come Schettino…».
Ovunque il «Franchi» ribolle di rabbia. Qualcuno vorrebbe scavalcare la recinzione per entrare in campo. Gli steward accorrono e bloccano ogni tentativo. La partita va avanti. Spietata per i colori viola. Lo zero a cinque non trova precedenti nemmeno nella memoria dei tifosi più anziani, quelli che vengono alla partita da mezzo secolo. Mai vista una Fiorentina così devastata. Per di più dalla Juve, nemica storica. Fuori le forze del’ordine prendono posizione per arginare la folla. Poi, alle 1 di notte, esplode la rabbia di Andrea Della Valle.
Sandro Bennucci - la Nazione
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