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De Luca: “C’era una volta il grande Milan”

Il giornalista Massimo De Luca, nella sua rubrica “Circo Massimo” per il sito internet del Corriere della Sera, ha analizzato la difficile situazione del Milan: “Fischi e contestazioni a San …

Redazione VN

Il giornalista Massimo De Luca, nella sua rubrica "Circo Massimo" per il sito internet del Corriere della Sera, ha analizzato la difficile situazione del Milan: "Fischi e contestazioni a San Siro per la nuova sconfitta (la quinta) che apre definitivamente la crisi del Milan, scivolato nei pressi della zona-retrocessione per la vendetta consumata - fredda, ovviamente - da quella Fiorentina esclusa dalla  Champions  proprio per gli aiutini arbitrali ricevuti dai rossoneri. Il quadro, per i milanisti, è sconfortante; il paragone con certi ricordi, disarmante. Uno su tutti: c’era una volta un Milan, quello di Capello annata ’94, capace di vincere uno scudetto segnando solo 36 gol ma subendone, in 34 giornate, appena 15. Dicesi 15. La Juve, che ne aveva segnati 58, pagò, con 3 punti di distacco finale, i 10 gol incassati in più. Tanto per capire, una volta per tutte, se in Italia gli scudetti si vincano in attacco o in difesa. Oggi, dopo 11 giornate, il Milan di un Allegri sempre più precario conta già 19 reti al passivo, contro 17 segnate. Il che, oltre a denunciare per l’ennesima volta l’ inadeguatezza del reparto difensivo, chiama in causa, pur se in misura minore, anche l’attacco, teorico punto di forza. Kakà, con sprazzi di classe, Montolivo, con vera abnegazione, stanno provando a rianimare l’illustre malato (Balotelli non pervenuto se non per uno sciocco fallo che gli costerà un’altra squalifica). Ma le reazioni sono minime.  Dopo il mercato estivo, era una sorte annunciata, spudoratamente negata solo da dichiarazioni trionfalistiche della dirigenza milanista. Pur se, e anche questo va detto, il Milan minore di quest’anno non sarà da scudetto né da Champions ma non può essere da zona-salvezza. E dunque tecnico e giocatori non possono sottrarsi alla loro parte di responsabilità per un fallimento che non è tutto e solo della società".