Contro il razzismo un elettroshock di emozioni forti

Razzismo e dintorni di nuovo protagonisti negli stadi. Tralascio i preamboli, tanto sapere tutti di cosa sto parlando. Credo che i daspo a pioggia (anche perché spesso distribuiti in modo diverso a seconda delle città in cui si applicano) non abbiano dato risultati. Sì, allontanano dagli spalti qualche demente, ma certamente non gli fanno cambiare idea. Anzi, spesso lo trasformano in un martire. Siccome credo occorra ricostruire pazientemente il senso civico, lancio una proposta: sostituire all'obbligo di firma in questura e al daspo stesso, un percorso di recupero. Come quando uno perde tutti i punti della patente e deve rifare scuola guida ed esame. In fondo anche alcuni condannati secondo il codice penale vengono affidati ai servizi sociali. Chi si macchia di colpe riconducibili al razzismo, alla discriminazione territoriale, all'uso di tragedie per insultare l'avversario, dovrebbe essserere obbligato a frequentare una sorta di scuola di ri-educazione civica. Lo obbligherei a vedere film come "La vita è bella", "Schlindler's list", "Il bambino con il pigiama a righe", "La tregua"; a leggere libri come "Il diario di Anna Frank" e "Se questo è un uomo". Eppoi seguire documentari sulla Shoah, sul Ku Klux Klan, sulle pulizie etniche nell'ex Jugoslavia, sul dramma degli armeni. Insomma sulle mille tragedie alimentate da razzismo e fanatismo. E infine anche i filmati delle tragedie come Superga e l'Heysel. Chi usa questi "argomenti" come slogan da stadio dovrebbe vedere i morti di quei due episodi che hanno insanguinato il calcio. E magari parlare con chi in quelle occasioni ha perso un genitore, la moglie, il marito, un figlio, un amico caro. Essere bagnato da quelle lacrime. Percepirne il dolore profondo e inconsoilabile. Un elettroshock di emozioni forti capace (forse) di riattivare il cervello e il cuore.

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