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Comitato fiorentini per Franchi: “Orgasmi elettorali sulle ceneri dello stadio”

Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images

La posizione del comitato dopo le ultime novità sull'Artemio Franchi

Redazione VN

Il Comitato fiorentini per il Franchi prende posizione sulla questione stadio dopo le ultime  novità relative all'emendamento sbloccastadi all'interno del Decreto Semplificazioni:

Non può fare che piacere che lo stadio Franchi venga restaurato e ammodernato, evitando così alla Fiorentina di traslocare da Firenze nel contado, con l’abbandono in città di un costoso rudere ingestibile. E fa piacere in particolare a noi, co-fondatori del comitato Vogliamo il Franchi, che fin dall’inizio ci siamo battuti per la causa, raccogliendo adesione e sostegno di migliaia di avveduti fiorentini.

Ma c’è modo e modo di ottenere un risultato, e dunque piace poco e punto una vittoria raggiunta per via politica, in vista di elezioni, cedendo fin troppo ai miliardi di un simpatico tycoon americano, per compiacere il quale viene creato un rischiosissimo precedente mettendo fuori gioco la tutela della soprintendenza.

Se lo stadio Franchi è stato considerato fin qui un’opera d’arte, non era impossibile garantirne la sopravvivenza aggiornandolo dov’è consentito, ma salvaguardando le parti nobili. Con le moderne tecnologie ormai è solo questione di volontà e la Fiorentina avrebbe così avuto il suo impianto all’altezza degli standard europei, con in più la qualifica di monumento.

Le ambizioni eccessive del tycoon, l’idea che una cittadina di 350 mila abitanti possa competere con le metropoli europee del calcio grazie a un pugno di dollari, hanno degradato il buonsenso a nonsenso e, per fame di consenso e di voti, ecco dunque l’orgasmo dei politici con la norma che concede ai sindaci anche libertà di radere al suolo il Franchi, perché tale è il desiderio del tycoon, per costruire sulle sue rovine uno stadio nuovo di pacca.

Precedente rischioso? Non solo vari soprintendenti, ma gli stessi architetti mettono in guardia e citano ipotesi allarmanti. Qui ci limitiamo a ricordare quanto troppi dimenticano: che se Firenze è ancora la splendida città che è, se le sue colline non sono invase dal cemento come a Genova, Napoli e altrove, lo si deve ai funzionari dello Stato che hanno stroncato sul nascere non pochi tentativi palazzinari.

All’opposto, i trecenteschi palazzi di Por Santa Maria e dell’area intorno al Ponte Vecchio distrutti dalle mine tedesche, potevano essere riedificati com’erano e dov’erano così come nel dopoguerra chiedevano i grandi esponenti della cultura e dello Stato. Vinse però la speculazione e il risultato sono i tristi, periferici, anonimi edifici anni Cinquanta che oggi dobbiamo sopportare.

Anche il futuro stadio Franchi apparirà per qualche anno un modello di modernità. Ma non sarà più il Franchi di Nervi e prima o poi, caro signor Commisso e caro sindaco Nardella, a Firenze ce ne pentiremo.

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