C'è un dato su tutti che in questo post Fiorentina-Cagliari offre uno spunto di riflessione: il desolante zero alla voce tiri in porta. Un evento unico o quasi per ciò che riguarda la stagione nel suo complesso, replicato oggi dopo la gara di settembre allo Juventus Stadium. Zero tiri in porta e quattordici fuori, per la precisione. Quelli di Veretout soprattutto, poi Eysseric, Chiesa e chi più ne ha più ne metta. Ma nomi a parte, ciò che conta è che la Fiorentina non è mai stata realmente pericolosa, né ha mai dato la sensazione di poterlo diventare con il passare dei minuti.
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Che Fiorentina-Cagliari sia una tappa del percorso di crescita
Nervosa, spuntata e poco lucida, la Fiorentina fallisce la gara-chiave contro il Cagliari. Una batosta morale da conservare per non commettere di nuovo gli stessi errori
A cedere il passo in casa viola è stato anzitutto il fattore spensieratezza, tanto banale quanto decisivo. Per la prima volta dall'inizio della stagione la Fiorentina si è trovata a dover fare i conti con una gara da dentro-fuori, e quindi a gestire un tipo di pressione mai sperimentato. «La voglia e l'obbligo di vincere ci hanno fatto un brutto scherzo», ha detto a proposito Pioli a fine gara. I novanta minuti si sono fatti più piccoli, gli spazi più stretti, gli avversari più ingombranti. Per gran parte della gara la Fiorentina ha fornito la versione più annebbiata di se stessa: ne sono testimonianza, oltre all'esagerata imprecisione al tiro, lo svarione di Sportiello e la dormita di Biraghi sul gol.
Poi i duelli individuali, che il Cagliari ha vinto praticamente ovunque: Lykogiannis ha annullato Chiesa, Barella ha dominato in mezzo al campo, Ceppitelli non ha mancato un singolo pallone aereo con buona pace di Simeone e Falcinelli. In un contesto in cui stentavano ad emergere valori tecnici dei giocatori offensivi è venuto fuori chi poteva contare sulle motivazioni maggiori, ossia un Cagliari in piena corsa salvezza. Dall'altro lato esce dal campo una Fiorentina incapace di pungere nel momento clou, sfilacciata in gesti e movimenti, che per la prima volta fa i conti con la complessità del salto di dimensione. La batosta morale di oggi, pur senza dimenticare il percorso degli ultimi mesi, dovrà servire soprattutto come presa di coscienza. Un mattoncino, una tappa nell'ottica della crescita del collettivo. Con l'augurio che nei prossimi mesi sia consentito a Pioli di lavorare con materiale adatto ad alzare l'asticella.
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