Federico Bernardeschi ha rilasciato un'intervista al sito footballnerds.it, questi i passaggi più importanti con le parole del numero 10 viola:
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Bernardeschi: “Voglio scrivere la storia con la maglia viola”
"Meritiamo di lottare per i primi posti della classifica anche se non sarà facile. Sousa..."
La Fiorentina ha cominciato il campionato alla grande, tant'è che è stata in testa alla classifica per un mese, ti era mai capitato di stare lassù?
"È stato il mio primo primo posto. Sono contento perché penso che ce lo siamo meritati, siamo una squadra forte e meritiamo di lottare per i primi posti anche se non sarà facile".
Il tuo rapporto con Paulo Sousa?
"Il Mister chiede molto; tanto impegno e determinazione. Anche a noi attaccanti chiede tanta copertura e sacrificio per i compagni. Chiede fame in ogni partita e in ogni situazione di gioco. Mi trovo bene e penso sia la strada giusta. Dal punto di vista personale spero di fare qualche gol in più giocando magari un po’ più vicino alla porta, ma sono molto contento e mi trovo davvero bene".
Che poster avevi in camera? Hanno influito sulla scelta di indossare la numero 10 vestita in passato da campionissimi come Antognoni e Baggio?
"In camera avevo i poster di Shevchenko e Totti. Gente che ha segnato la storia del calcio. La 10 è una maglia pesante e sceglierla non è stato facile. A Firenze poi ha anche una grandissima storia. L’ho scelta anche per questo. Ho la speranza di fare un po’ di storia con questa maglia e spero di riuscirci. Indossare la maglia della Fiorentina da toscano per me è un’emozione fortissima e mi rende orgoglioso del percorso che sto facendo. Spero un giorno di rendere orgogliosi anche gli altri".
Sei toscano e giochi nella Fiorentina. Quanto ti senti legato a Carrara, la tua città d'origine?
"Mi aiuta staccare ogni tanto e andare a trovare famiglia e amici più stretti. È sempre un piacere tornare a casa e saper di giocare vicino mi aiuta molto".
Cosa rappresenta per te Zlatan Ibrahimovic?
"Ibra è prima di tutto un campione. Poi, quello che ammiro di lui è la storia. È nato dal niente, è nato da un ghetto come dice lui quindi mi sono appassionato al percorso lungo e difficile che ha intrapreso e al giocatore e all’uomo che è diventato".
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