I 24,3 anni di età media della rosa della Fiorentina non sono un mistero, ma la caratteristica peculiare di una squadra che sin da giugno è stata edificata nel solco di una politica condivisa e soprattutto chiara: lo slogan «ripartiamo dai giovani» è stato ribadito e sventolato a più riprese dalla società e la ridondante richiesta del tempo necessario ha più o meno attecchito. Oggi i tifosi sanno cosa aspettarsi dai Simeone, dai Chiesa e dai Benassi, sanno che serve avere pazienza tanto quanto serve dimostrarla.
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Astori, Badelj e gli errori dei senatori. Quando l’età media non è più una giustificazione
La rosa della Fiorentina è una delle più giovani del campionato, ed è giusto sottolineare il concetto come premessa a qualsiasi genere di valutazione. Se però a commettere l'errore grossolano sono spesso i più esperti, qualche domanda diventa...
Si pone il problema, piuttosto, quando a commettere l'errore più grossolano è spesso e volentieri quel genere di giocatore che per ragioni di età ed esperienza dovrebbe vestire i panni del senatore. Oggi è il caso di Badelj e ieri lo è stato di Astori, ma andando oltre la colpevolizzazione del singolo è importante prendere atto di questo fattore: se nella squadra di Pioli c'è stato qualcuno che più di altri ha evidenziato carenze nella concentrazione, questo qualcuno non è certo tra i più giovani. Certo è che le colonne portanti di questa squadra (su tutti proprio Astori e Badelj) si sono ritrovati ad essere investiti da responsabilità rilevanti; responsabilità che vanno oltre al rendimento individuale. Una delle ipotesi utili a giustificare i frequenti errori dei capitani può essere ricondotta alla scarsa serenità dovuta alla costante tensione dell'ambiente, che in in virtù del loro ruolo accusano più degli altri. Astori, ad esempio, sembra vivere questo momento in modo ambiguo: gli errori ripetuti in stagione, dalla trasferta di Milano a quella di Crotone, si sono alternati ad un atteggiamento sul campo da leader, da guida nel vero senso del termine. Per Badelj il discorso è leggermente diverso, se non altro perché il suo stile di gioco è piuttosto silenzioso, eppure sono evidenti le sue difficoltà nel mantenere ordine in mezzo al campo in maniera continua.
Il discorso è parzialmente estendibile anche al caso di Sportiello, che per carisma e posizione in campo è diventato uno dei giocatori su cui Pioli fa maggiore affidamento. Non che abbia commesso errori particolari sin qui, ma tra Crotone ed oggi qualcosa in più da parte sua - anche con il pallone tra i piedi - ci saremmo potuti aspettare. Niente di grave e soprattutto niente di personale: il problema che lo riguarda, lui come i compagni sopra citati, è di carattere generale e deriva perlopiù da un condizionamento esterno. I senatori, così come il resto della rosa di Pioli, non sono sufficientemente sereni per infondere sicurezza nei più giovani, e finiscono per sbagliare in prima persona.
Nessun vero allarmismo, ma un aspetto da tener presente nell'economia del percorso di crescita di questa Fiorentina. Una squadra nuova, più squadra rispetto ad agosto ma che deve ancora sperimentare e vivere soluzioni e difficoltà prima di trovare un'identità definita. Identità che arriverà a trovare rappresentazione anche e soprattutto in Astori e Badelj, ieri e oggi in difficoltà ma mai in discussione in vista del futuro. Almeno di quello a breve termine.
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