Su la Repubblica, a firma Benedetto Ferrara, troviamo un'intervista al bomber della Fiorentina Women's Patrizia Panico, più di seicento gol tra club e nazionale.
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Panico: “Voglio far conoscere il progetto della Fiorentina Women’s e lottare contro i pregiudizi”
"E' stato il pallone a scegliere me. Fin da piccola non facevo che giocare a calcio"
Patrizia, lei aveva appena vinto lo scudetto a Verona, ma alla Champions ha preferito Firenze. Quanto tempo c’ha messo il presidente Mencucci a convincerla?
"Un soffio. Perché appena mi sono seduta lui mi ha chiesto quello che avevo sempre sognato di sentirmi chiedere: non di segnare venti o trenta gol ma di dare una mano a far conoscere questo progetto, un’idea che va ben oltre il campo".
Alla finale dei mondiali in Canada lo stadio era stracolmo, nel nord Europa le donne sono avanti. Ma qui cosa succede? O meglio: cosa non succede?
"Il calcio racconta la società che rappresenta. Qui siamo ancora alle quote rosa. In Svezia e Norvegia e negli Usa sono alle vere pari opportunità. In tutto, quindi anche nello sport".
Lei ha avuto problemi in famiglia quando ha scelto il calcio?
"No, anche perché è stato il pallone a scegliere me. Fin da piccola non facevo che giocare a calcio. E ai miei genitori andava bene così".
A quarant’anni si trova a condividere uno spogliatoio anche con ragazze che vanno al liceo per le quali la Panico era soprattutto un mito. Come è stato l’approccio?
"All’inizio c’era una piccola barriera psicologica, ma l’abbiamo abbattuta subito tutte insieme. Ed è stato facile".
Le hanno mai chiesto consigli su come fare a reagire alle prese di giro o a eventuali ostacoli dei genitori alla loro scelta?
"In vita mia ho ricevuto centinaia di lettere da ragazze che soffrivano per ciò che dicevano i compagni a scuola o perché erano costrette a tenere le borse da calcio fuori casa per evitare che i genitori le scoprissero. Può essere una lotta ma alla fine la passione vince".
Una specie di Billy Elliot al contrario.
"Già, proprio così".
La sua Firenze com’è?
"La città è meravigliosa e la gente ha un legame con la sua squadra davvero speciale".
La Fiorentina vive un momento magico.
"Gioca un calcio evoluto. E’ la squadra più internazionale del campionato italiano. Sousa è davvero bravo, ha carisma e sa comunicare con i tifosi".
Perché poi lei studia Scienze della comunicazione.
"Ho quarant’anni e mi manca un esame. Tra club e nazionale non ho avuto molto tempo, ma alla fine ce la farò".
Le piace l’idea di portare i tifosi della Fiorentina qui a San Marcellino a vedere le vostre partite? (Oggi alle 14,30 si gioca la Coppa Italia contro il San Zaccaria)
"Sì, certo. Ma il nostro vero obiettivo è un altro".
Quale?
"Farci conoscere per lottare contro i pregiudizi e far crescere il numero delle ragazze che scelgono questo sport. I miei gol devono servire soprattutto a questo".
Se Patrizia Panico fosse una dirgente federale, invece di battute sessiste, cosa farebbe per il calcio femminile?
"Ci sarebbe da fare la rivoluzione. Ma intanto inizierei a farci diventare professioniste, perché un uomo può permettersi di fare il calciatore per vivere, una donna, invece, magari prima di allenarsi deve andare a lavorare otto ore, e questo non è giusto".
E a un uomo che sorride di voi cosa direbbe?
"Che basta aprire gli occhi e la mente per capire che noi siamo un valore aggiunto, non uno scherzo. La Fiorentina lo ha capito perché ha saputo guardare lontano. Siamo una squadra di donne gestita come una società vera. Per questo ho scelto il viola: siamo un’ anomalia, siamo l’inizio del futuro".
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