Mercoledì 19 novembre nella cornice dell'Auditorium de “La Nazione” sarà presentato (ore 18) il libro di Massimo Sandrelli dal titolo “Viaggio nella Viola”, un racconto di “tutto quello che avreste voluto sapere e che non è stato possibile raccontare”. Violanews.com ha contattato proprio Massimo Sandrelli per una preview del libro: “Lo definirei un racconto e non una storia – ha detto Sandrelli – è la cronaca di un sentimento che passa attraverso 40 anni di carriera da giornalista. Ci sono molte interviste, ho raccolto i pensieri delle persone che sono state legate alla Fiorentina, come se fosse un grande studio virtuale. Sono tutte testimonianze inedite, ci sono tanti confronti (anche tra chi non è più in vita) e poi una parte personale”.
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Sandrelli a VN: “Ecco cosa vuol dire tifare Fiorentina”
Il giornalista, mercoledì 19 novembre, presenta il suo libro “Viaggio nella Viola”
Quali sono i personaggi a cui è rimasto legato?
“Dovrei fare un elenco infinito. Ci sono le storie del grande Rigoletto Fantappiè, Arturo Maffei. A livello personale sono molto affezionato a ciò che mi disse Uberto Benedetto: un grande regista radiofonico, di teatro e lirica, un vero maestro che si innamorò presto dell'idea di Fiorentina. Un altro personaggio che voglio citare è Giordano Goggioli, mio compagno di trasmissioni per molto tempo, il suo racconto del dopoguerra è stato prezioso”.
Cosa vuol dire tifare Fiorentina?
“La Fiorentina è sia l'inizio che la fine, è una delle poche cose che non si cambia nella vita. A memoria l'unico che ha cambiato squadra nell'ultimo secolo è stato Emilio Fede, per convenienza pratica. Chi è di Firenze non può non tifare Fiorentina, c'è un rapporto forte con la città, un collegamento molto stretto. Un giorno Piero Ottone (famoso giornalista che ha diretto testate come Il Secolo XIX e Corriere della Sera) mi raccontò che un mio collega, Paolo Bugialli, passato da La Nazione al Corriere della Sera a Milano si sentiva in difficoltà alla sola idea di dover lasciar Firenze. E così decise di abitare in un motel, vicino all'autostrada, in modo da essere più vicino a Firenze”.
Cos'è la Fiorentina per un fiorentino?
“E' uno dei vizi più belli, forse quello più intrigante. La Fiorentina è una squadra che non può avere il richiamo di big come Juve, Inter, Milan ma anche Napoli e Palermo. A Firenze si vince poco, è una sfida continua: partire con poche armi ed arrivare al massimo. Tifare Juve è come giocare 35 numeri su 36 nella roulette, è quasi scontato vincere, ma non è la stessa cosa. I fiorentini amano tutto ciò, è un modo magari arrogante ma anche ambizioso, quello di stare lontano dai poteri forti e provare a vincere”.
Quando racconteremo un nuovo successo?
“Non facile da prevedere, oggi il calcio è legato all'alta finanza, è un sport diverso dal passato. Oggi serve entrare in Champions per provare ad avvicinarsi alle big, altrimenti diventa durissima. E poi ci vogliono idee: il primo scudetto è un ricordo magico perché lo lego al presidente Enrico Befani che nel dopoguerra si ritagliò una posizione di dominio. Un uomo abile, prese i giocatori migliori che c'erano all'epoca, riuscì a prendere Bernardini. Peccato aver vinto un solo anno. A quel punto i potenti si organizzarono (ride ndr)”.
E il secondo scudetto?
“Storia leggermente diversa, Nello Baglini però era un personaggio abile e furbo come Befani. Si guadagnò simpatie a Milano, riuscì poi a sfruttare il grande lavoro del settore giovanile. E prese giocatori come De Sisti e Amarildo, mica poco! Quel ciclo iniziò con la cessione di Maario Bertini all'Inter, un duro colpo per i tifosi viola. Però poi la Fiorentina riuscì a vincere, le grandi erano troppo distratte. Uno scudetto fantastico, anche in quel caso i potenti poi si organizzarono. Invece nel 1982 fecero prima, si misero d'accordo prima...”.
E ora?
“Milan e Inter sono distratte, ma ci sono Juventus, Roma, Lazio. Non è facile, anzi...”.
NICCOLO' GRAMIGNI
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