Giocare nella Fiorentina strepitosa di metà anni novanta, quella di Batistuta e Rui Costa, sarebbe stato difficile per tutti, figuriamoci per un ragazzo arrivato dal Monza, che però si è messo a disposizione del mister e della squadra, e con il soprannome di "Spadino" riusciva a cambiare il volto di una partita toccando pochi palloni, o giocando solo pochi minuti. Stiamo parlando di Anselmo Robbiati, che ci ha raccontato la sua esperienza in viola, dalla panchina ai successi, dai gol al rapporto con Ranieri.
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Robbiati e i gol dalla panchina: “Ecco qual era il mio segreto. Ranieri un maestro perché…”
Violanews vi propone Personaggi Viola, una nuova rubrica che ogni settimana racconta sotto vari punti di vista un personaggio della storia viola. Oggi è la volta di Anselmo Robbiati, attaccante degli anni '90
Robbiati, le chiedo per iniziare di descriverci che calciatore è stato, sopratutto nel suo arrivo a Firenze.
"Ero un giovane calciatore che si apprestava ad arrivare in una grande società, prima avevo giovato solo nel Monza in Serie C e B. Dalla mia parte avevo una grande motivazione e molto entusiasmo, avevo tanta voglia di realizzare il mio sogno, ovvero di giocare in serie A e per una grande squadra come la Fiorentina.
La caratteristica che tutti i tifosi si ricordano di lei è quella di riuscire a cambiare le partite da subentrate, come ha vissuto questa situazione?
"All'inizio quando un giocatore viene lasciato fuori c’è sempre rammarico per le decisioni, poi deve essere consapevole che in un gruppo con tanti giocatori di grande valore, come era quella Fiorentina, anche l’allenatore deve fare le sue scelte. Questa rabbia di non giocare riuscivo a trasformarla in energia positiva e riuscivo ad essere determinante dalla panchina, poi con il fisico esile e leggero riuscivo sempre ad entrare bene e subito nel match, quella è stata la mia fortuna. Con il tempo mi sono focalizzato su questa cosa vedendo che le cose andavano bene, mi ci sono concentrato. Avevo un allenatore che mi conosceva e mi utilizzava quando sapeva che ero al massimo, anche dall'inizio, avevamo stabilito un grande rapporto.
Arriviamo ai successi con la Fiorentina, con la Coppa Italia e la Supercoppa italiana come apici, e lei ha anche giocato le finali, ci racconti i suoi ricordi.
"Sono ricordi bellissimi, mi hanno dato grandi soddisfazioni e grandi emozioni. Ricordo con grande piacere anche la Serie B vinta mi ha dato grande soddisfazione, eravamo giovani e per noi è stato molto bello, anche se una serie B non è quello che a Firenze la gente si aspetta. Le due coppe, specialmente la Coppa Italia, sono momenti di grande emozione, mi ricordo che la prima finale contro l'Atalanta la giocai titolare, nella gara di ritorno invece entrai in corso. L’adrenalina dei momenti successivi alla vittoria, e quella di vedere tutta la città ad aspettarci è indimenticabile, bellissimo. Ci scortarono dall'aeroporto, c'era un cordone di tifosi che ci accompagnava, poi lo stadio pieno, una cosa di quelle che non si dimenticano mai. La supercoppa è un bel ricordo anche quello, ma la Coppa Italia è indelebile perchè erano tanti anni che a Firenze non veniva portato un trofeo.
Volevo concentrarmi ora su quelli che sono stati i compagni, sia di reparto che in generale, che le hanno lasciato un ricordo più forte nei suoi anni a Firenze.
"Mi ricordo ben volentieri tutti, ho avuto sempre un bel rapporto con tutto lo spogliatoio. Da quei campioni ho colto molto cose che mi hanno fatto crescere e migliorare. Sicuramente Rui e Bati, che per noi giovani erano esempi, dimostravano grande voglia di migliorare, in allenamento erano sempre presenti e trascinavano tutto il gruppo. Effemberg, nonostante a Firenze non abbia lasciato un grande ricordo, per me è stato un grande giocatore, aveva un carattere difficile, però era molto forte, così come lo stesso Edmundo. Con tanti giocatori così forti e diversi però puoi imparare da tutti, è stata una grande fortuna.
Prima mi accennava al rapporto con gli allenatori, le chiedo di approfondire questo aspetto, con chi ha avuto un rapporto più stretto, o chi semplicemente ricorda con più affetto?
"Quello con cui ho avuto il rapporto migliore è stato Ranieri,con lui ho passato quattro anni belli ed importanti, mi ha fatto venire a Firenze, mi conosceva bene, sapeva i momenti in cui schierarmi e come,dall' inizio o da subentrante. Si era stabilito un rapporto bello con lui. Malesani e Trapattoni li ho vissuti solo un anno, ma anche con loro sono stato bene, però con Ranieri c'era un rapporto diverso.
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